Il calendario romano: storia e curiosità
A cura di
Taras66
Pubblicato il 11/03/2005
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Alcune curiosità sul calendario romano. L'origine dei mesi.
Il calendario romano
Parlando di marzo e delle “
Idi di marzo
”, a proposito di Cesare e del suo assassinio a Roma, viene spontaneo
chiedersi: cosa sono le ”
idi di marzo
”?
Ebbene si tratta di un giorno particolare del mese, secondo il
calendario romano, che capitava il 15 o il 13 di ciascun mese; cadeva
il 15 nei mesi di 31 giorni, marzo, maggio, luglio, ottobre (ricordate
il famoso mar-ma-lu-ot, artificio mnemonico usato nelle scuole ?),
mentre cadeva il 13 negli altri mesi.
Chiariamo subito perché le “
Idi
”
rappresentavano una data particolare. I Romani non calcolavano i giorni
del mese come si fa attualmente, contando dal primo all’ultimo giorno,
cioè 1, 2, 3, 4 e così via. Ma essi avevano introdotto nel loro
calendario 3 date fisse,
Kalende
(kalendae,-arum),
None
(nonae,-arum) e
Idi
(idus,-us), in base alle quali si stabilivano i vari giorni. In breve i
Romani indicavano i giorni come precedenti o posteriori a
Kalende
,
None
ed
Idi
, tenendo presente che le
Kalende
cadevano sempre il primo giorno del mese, le
None
il 7° o il 5°, secondo lo stesso criterio delle
Idi
.
Il termine
Kalendae
, è un termine greco che deriva dal verbo kalèo
(
kale'
w
= chiamare), così detto perché il primo del mese il
pontefice minor
, nell’età più antica, al primo apparire della luna nuova chiamava a
raccolta il popolo
sul colle
Capitolino
per annunciare il principio del mese
.
Dal termine
Kalendae
derivò poi il
nome
calendario
. Ancora oggi, nell’uso comune si pronuncia spesso la frase “
rimandare alle calende greche
”,
modo di dire che significa “rimandare ad una data indefinita,
impossibile”, tenendo presente che nel calendario greco non esistevano
le calende.
Qualche
altra curiosità sul calendario romano riguarda i mesi. In origine,
nella Roma antica, in base al calendario di Romolo, l’anno aveva inizio
a marzo, così detto dal dio Marte cui era dedicato il mese. Perché
l’inizio proprio con marzo? Semplicemente perché il nome rifletteva il
carattere essenzialmente agricolo dell’attività produttiva dei Romani;
infatti a marzo iniziava il lavoro nei campi dopo la pausa invernale.
Pare che lo spostamento successivo a gennaio, della data d’inizio
dell’anno, sia avvenuto nel 153 a.C. con il cambiamento della forma di
governo, cioè dalla monarchia alla repubblica e conseguente istituzione
dei consoli. Infatti i consoli entravano in carica puntualmente il
primo giorno dell’anno, in gennaio.
Quanto
ai nomi attribuiti a ciascun mese, di solito essi erano legati ad una
divinità o ad una ricorrenza particolare: gennaio, dal dio Giano;
febbraio ( =
februarius
) è da collegarsi con il verbo
februare (=purificare)
,
perché con febbraio terminava il vecchio anno e i cittadini celebravano
una grandiosa cerimonia di purificazione. Aprile deriva il suo nome
probabilmente, ( infatti non vi sono opinioni concordi in merito), dal
verbo
aperire (
= aprire) in riferimento all’aprirsi della natura con l’arrivo
della primavera.
Abbastanza controverso il nome “maggio” (
maius
)
derivato secondo alcuni dalla dea Maia, madre di Mercurio. Altri autori
invece lo mettono in relazione all’antica divisione della popolazione
attribuita a Romolo, in
maiores
(gli anziani) e
iuniores
(i giovani); da cui maggio (
maius
) e giugno (
iunius).
Luglio (=
Iulius
) prese il nome proprio da
Giulio, come Agosto (=
Augustus
) da Augusto.
Per il resto settembre (=
september
), ottobre (=
october
), novembre (=
november
), dicembre (=
december
),
sono rispettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese dell’anno,
secondo l’antica suddivisione dell’anno in 10 mesi, prima della
riforma
di Giulio Cesare.
Ci sono poi le varie festività, distribuite lungo il corso dell’anno, e
cioè le cosidette
feriae,
feste pubbliche.
Per esempio
Agonalia
,
Carmentalia
,
Lupercalia
,
Regifugium
,
Parilia
,
Consualia
, ecc. contrassegnano tutti i mesi dell’anno con manifestazioni e
celebrazioni di riti molto seguiti dai Romani.
Ma di questi festeggiamenti parleremo un’altra volta.
Per
chi voglia approfondire questo argomento, qualunque buon dizionario di
latino riporta nelle sue pagine fuori testo tutti i dettagli e le
notizie che si riferiscono al calendario romano.
Una vera a propria trattazione molto ampia ed esauriente la trovate nel sito
Lacus Curtius
,
gestito magistralmente da Bill Thayer, sito che è una vera miniera di
notizie ed informazioni su tutti gli aspetti del mondo romano:
istituzioni, leggi, commercio, matrimonio, magistrature ecc.
Ovviamente tutto in inglese!
|
Il Calendario Romano
Il
nostro calendario civile trae origine dall'antico calendario romano,
basato sulle fasi lunari e costituito, inizialmente da dieci mesi per
un totale di 304 giorni. L'anno aveva inizio con il mese di marzo (
martius
, dedicato al dio della guerra, Marte), poi aprile (
aprilis
, forse una divinità etrusca), maggio (
maius
, in onore di Maia, madre di Mercurio), giugno (
junius
, in onore di Giunone) e poi di seguito quintile (
quintilis
, quinto mese), sestile (
sextilis
, sesto mese) settembre (
september
, cioè
septem ab imbre
, ovvero settimo dopo le piogge), ottobre, novembre e dicembre (
october
,
november
,
december
).
Naturalmente, così come era strutturato, l'anno non
rispettava il ciclo delle stagioni, per cui vennero aggiunti, secondo
la tradizione da Numa Pompilio, due mesi , gennaio (
januarius
, dedicato a Giano) e febbraio (
februarius
, vocabolo arcaico che significa purificare, perché in tal mese, considerato
nefasto, si svolgevano i rito espiatori).
Pur così suddiviso, l'anno aveva ancora durata
insoddisfacente rispetto ai cicli stagionali, per cui si susseguirono
vari accorgimenti per ovviare a tale inconveniente: fu istituita
l'aggiunta di un tredicesimo mese, il cosiddetto mese marcedonio (
marcedonius
,
così chiamato perché durante esso si pagavano i mercenari) ad anni
alterni; i Decemviri istituirono un periodo di otto anni (octaeteride),
entro cui intercalare un mese di 22 giorni e via dicendo, con soluzioni
più o meno cervellotiche, che non fecero altro che aumentare ancor più
la confusione che regnava sull'argomento.
Finalmente, nel 46 a.C., Giulio Cesare, con
l'ausilio dell'astronomo greco Sosigene, mise mano alla riforma del
calendario, imponendo l'abbandono delle vecchie e caotiche usanze ed
istituendo quello oggi noto come "calendario giuliano", basato sul
ciclo solare di 365 giorni e 6 ore. Su proposta di Marco Antonio, il
mese
quintilis
fu rinominato
julius
(luglio) in onore di Giulio Cesare e nell'8 a.C. il Senato decreto che sextilis
fosse chiamato
augustus
(agosto), per celebrare la gloria e il nome dell'imperatore.
Il mese aveva tre giorni fissi, corrispondenti alle tre fasi lunari (novilunio,
primo quarto e plenilunio):
-
Le calende:
Kalendae, -arum
il primo giorno del mese, così chiamate dal verbo arcaico
calare
=convocare, perché il
pontifex
in
tale giorno convocava il popolo e gli annunziava l'inizio del mese e
comunicava se le none dovessero cadere il 5 o il 7 del mese;
-
Le none:
Nonae, -arum
il 5 del mese, così chiamate perché distavano nove giorni dalle idi;
-
Le idi:
Idus, -uum
il 13 del mese, così chiamate dal verbo arcaico
iduare
=dividere, perché le idi dividevano il mese a metà.
Nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, le none
e le idi cadevano rispettivamente il 7 e il 15 del mese. I professori
di latino di una volta solevano suggerire la parolina 'mar-ma-lu-ot''
per ricordare questi mesi.
I giorni fissi si esprimevano con l'ablativo (complemento di tempo determinato)
aggiungendo a
Kalendae, Nonae, Idus
, il nome del mese concordato come aggettivo. Esempio:
1 gennaio =
Kalendis Ianuariis
;
5 aprile =
Nonis Aprilibus
;
15 ottobre =
Idibus Octobribus
.
Tutti gli altri giorni del mese si esprimevano riferendosi ai tre giorni fissi
nel modo seguente:
-
Il giorno immediatamente precedente una delle tre date fisse si esprimeva con
pridie
e il nome del giorno in accusativo. Esempio:
4 aprile =
pridie nonas Apriles
.
-
Qualunque altro giorno del mese, intermedio ad uno dei giorni
fissi, veniva indicato contando il numero di giorni che mancavano per
arrivare alla data fissa successiva, computando tanto il giorno di
partenza che quello di arrivo. Il numero ottenuto veniva espresso con
l'ordinale in ablativo ed era seguito da
ante
e l'accusativo della data fissa o, più comunemente, si anteponeva
ante
a tutta l'espressione in accusativo. Esempio:
24 marzo =
Die nono ante kalendas Apriles
; oppure
Ante diem nonum kalendas Apriles
.
Ogni quattro anni, per recuperare il giorno in più
che si accumulava considerando le 6 ore ogni anno, veniva aggiunto un
giorno, contando due volte il 24 febbraio e poiché, come si è detto, il
24 febbraio è il
die sexto ante kalendas Martias
, il giorno aggiunto fu chiamato
bis sextus
e, di conseguenza, l'anno venne chiamato
bisestilis
.
Per quanto riguarda il computo degli anni, essi si indicavano in due modi
diversi:
-
Facendo riferimento ai consoli in carica. Esempio:
Gn. Domitio, C. Sosilio consulibus
= Durante il consolato di Gneo Domizio e di Caio Sosilio.
-
Facendo riferimento alla data di fondazione di Roma (753 a.C.). Esempio:
Anno quingentesimo tertio ab Urbe condita
= Nell'anno 503 dalla fondazione di Roma.
Giorni
|
Marzo, Maggio, Luglio, Ottobre
31 giorni
|
Gennaio, Agosto, Dicembre
31 giorni
|
Aprile, Giugno, Settembre, Nov.
30 giorni
|
Febbraio
28 o 29 giorni (bisestile)
|
1
|
Kalendis
|
Kalendis
|
Kalendis
|
Kalendis
|
2
|
a.d. VI Nonas
|
a.d. IV Nonas
|
a.d. IV Nonas
|
a.d. IV Nonas
|
3
|
a.d. V
|
a.d. III
|
a.d. III
|
a.d. III
|
4
|
a.d. IV
|
Pridie
|
Pridie
|
Pridie
|
5
|
a.d. III
|
Nonis
|
Nonis
|
Nonis
|
6
|
Pridie
|
a.d VIII Idus
|
a.d. VIII Idus
|
a.d. VIII Idus
|
7
|
Nonis
|
a.d. VII
|
a.d. VII
|
a.d. VII
|
8
|
a.d. VIII Idus
|
a.d. VI
|
a.d. VI
|
a.d. VI
|
9
|
a.d. VII
|
a.d. V
|
a.d. V
|
a.d. V
|
10
|
a.d. VI
|
a.d. IV
|
a.d. IV
|
a.d. IV
|
11
|
a.d. V
|
a.d. III
|
a.d. III
|
a.d. III
|
12
|
a.d. IV
|
Pridie
|
Pridie
|
Pridie
|
13
|
a.d. III
|
Idibus
|
Idibus
|
Idibus
|
14
|
Pridie
|
a.d. XIX Kalendas
|
a.d. XVIII Kalendas
|
a.d. XVI Kalendas
|
15
|
Idibus
|
a.d. XVIII
|
a.d. XVII
|
a.d. XV
|
16
|
a.d. XVII Kalendas
|
a.d. XVII
|
a.d. XVI
|
a.d. XIV
|
17
|
a.d. XVI
|
a.d. XVI
|
a.d. XV
|
a.d. XIII
|
18
|
a.d. XV
|
a.d. XV
|
a.d. XIV
|
a.d. XII
|
19
|
a.d. XIV
|
a.d. XIV
|
a.d. XIII
|
a.d. XI
|
20
|
a.d. XIII
|
a.d. XIII
|
a.d. XII
|
a.d. X
|
21
|
a.d. XII
|
a.d. XII
|
a.d. XI
|
a.d. IX
|
22
|
a.d. XI
|
a.d. XI
|
a.d. X
|
a.d. VIII
|
23
|
a.d. X
|
a.d. X
|
a.d. IX
|
a.d. VII
|
24
|
a.d. IX
|
a.d. IX
|
a.d. VIII
|
a.d. VI
|
25
|
a.d. VIII
|
a.d. VIII
|
a.d. VII
|
a.d. V
|
26
|
a.d. VII
|
a.d. VII
|
a.d. VI
|
a.d. IV
|
27
|
a.d. VI
|
a.d. VI
|
a.d. V
|
a.d. III
|
28
|
a.d. V
|
a.d. V
|
a.d. IV
|
Pridie
|
29
|
a.d. IV
|
a.d. VI
|
a.d. III
|
|
30
|
a.d. III
|
a.d. III
|
Pridie
|
|
31
|
Pridie
|
Pridie
|
|
|
Luigi Chiosi
La riforma del calendario voluta da Giulio Cesare ebbe un avvio piuttosto
travagliato.
-
nel 44AC (-43) dopo l'assassinio di Cesare il mese quintile fu in suo onore
ribattezzato Iulius (Luglio).
-
nell'anno 8 AC (-7), fu scoperto un errore dei sacerdoti che
avevano intercalato l'anno bisestile ogni tre anni invece che ogni
quattro, fraintendendo le istruzioni di Sosigene (si veda ancora il
passo di Plinio
).
Contando gli anni da 1 come facevano i romani tale errore diviene
comprensibile: anno 1 (bisestile), anno 2, anno 3, anno 4 di nuovo
bisestile.
Con l'occasione il mese sestile fu ribattezzato Augustus (agosto) in
onore dell'imperatore (
lex pacuvia de mense augusto
).
La lunghezza di agosto fu portata a 31 giorni (come Luglio) e per
pareggiare i conti furono cambiate le lunghezze di febbraio, settembre,
ottobre, novembre, dicembre. (si veda in proposito un
passo di Svetonio
).
Da allora queste lunghezze non sono state più modificate.
-
Per rimediare all'errore che aveva già provocato uno
sfasamento di 3 giorni Augusto ordinò che fosse sospesa
l'intercalazione del giorno bisestile fino all'anno 8, che risulta
quindi essere il primo anno bisestile dell'
era
cristiana.
La struttura del calendario non ha più subito modifiche significative,
salvo per la piccola correzione nel computo degli anni bisestili del
1582 (
calendario gregoriano
). Nomi e lunghezze dei mesi sono ancora oggi quelle stabilite da Cesare e da
Augusto.
-
Il Cappelli data il cambiamento del nome di sestile in agosto al 27AC (-26), ma
il ricordato
passo di Svetonio
, nonchè la datazione della
Lex Pacuvia
sono a favore dell'ipotesi qui riportata (vedi p.es.
Principat d'Auguste (IV)
o
Augustean legislation
).
-
Purtroppo le fonti antiche non sono sufficienti a individuare con
certezza quali furono gli anni effettivamente bisestili tra l'anno 46
AC e l'anno 8 DC. Un'ipotesi che calza molto bene è che siano stati
bisestili il -45, -42, -39, -36, -33, -30, -27, -24, -21, -18, -15,
-12, -9; 13 anni bisestili invece di 9, e per ricuperare questi anni
non furono bisestili il gli anni -8, -4, 0, +4. Il mio
calendario perpetuo
si basa su questa ipotesi. Altri calendari perpetui per semplicitÃ
ignorano l'errore corretto da Augusto e quindi fanno bisestili gli anni
-44, -40, -36 senza interruzioni, ipotesi chiaramente in contrasto con
i documenti storici. In sostanza viene adottato un
calendario giuliano analettico
anche per questo periodo.
In epoca repubblicana i Romani usavano il cosiddetto
calendario di Numa
che fu soggetto ad abusi ed errori
che portarono a uno sfasamento
medio di tre mesi rispetto alle stagioni; l'estate era slittata a ottobre e
novembre
mesi che ai tempi di Numa erano autunnali.
Per rimettere ordine in questa situazione Giulio Cesare, verosimilmente durante
la sua spedizione in Egitto del 47AC (-46), incaricò l'astronomo
alessandrino Sosigene di progettare un nuovo calendario più funzionale
(vedi
passo di Plinio
).
Tale calendario, che prese il nome di giuliano, entrò in vigore nel 46AC (-45)
che
fu un anno del tutto eccezionale; per riallineare i mesi alle stagioni
tradizionali
si dovettero inserire due mesi straordinari tra novembre e dicembre oltre ad
un'ultima intercalazione del mese
Mercedonio (vedi un
passo di Svetonio
);
si ritiene dunque che quell'anno sia stato di 456 giorni.
Il calendario andò a regime nel 45AC (-44): abolito il mese mercedonio
i mesi erano dodici alternativamente di 31 e 30 giorni, salvo febbraio
che ne aveva 29, e ogni 4 anni un giorno intercalare in più, detto
bis-sextum; quest'ultimo anno prese il nome di bisestile. In questo
modo l'anno viene ad avere una durata media di 365 giorni e 6 ore,
alcuni minuti più del vero (e già Ipparco aveva calcolato tale
lunghezza in 365g 5h e 55m, solo 7 minuti più della stima moderna), un
errore che evidentemente Sosigene considerò trascurabile, ma che
porterà molti secoli più tardi all'introduzione del
calendario gregoriano
.
Nei primi anni di applicazione del nuovo calendario si verificò un errore di
interpretazione delle regole stabilite da Sosigene e nell'anno -7 (8AC)
Augusto dovette introdurre alcune correzioni
.
Il calendario giuliano viene oggi usato in cronologia anche per gli eventi
precedenti il 46AC; si parla in questo caso di
calendario giuliano analettico
.
I romani cominciarono a costruire orologi solari, le meridiane, e ad acqua,
le clessidre, soltanto a partire dal II sec. a.C., ad imitazione dei greci.
|
In precedenza, per misurare lo scorrere del tempo, si basavano sulla
posizione del sole: quando si trovava nel suo punto più alto, a mezzogiorno, un
suono di tromba lo annunciava alla città.
I romani dividevano le ore del giorno in due parti: 12 diurne (dalle 6 alle
18 o dall'alba al tramonto) e 12 notturne (dalle 18 di sera alle 6 di mattina).
[
clicca qui per vedere lo schema
]
Le ore erano però più lunghe d'estate, perché il giorno dura più della
notte, e più corte d'inverno.
Le 12 ore del giorno calcolate dalle 6 alle 18 erano chiamate
hora prima,
hora secunda, hora tertia
ecc. Perciò data una qualsiasi ora, dalle 6 alle
18, per esprimere la corrispondente ora latina alla nostra si deve togliere 6,
e
ricordarsi di rendere il numero che resta con l'ordinale, non col cardinale:
p.es. prendiamo le nostre ore 13, togliamo 6 e avremo 7, cioè l'ora settima dei
romani.
Viceversa, l'
hora septima
, con l'aggiunta di 6, diventa le 13.
Il mezzogiorno era l'
hora sexta
, donde la parola "siesta".
|
La notte era divisa in 4 periodi detti "vigilie" di 3 ore ciascuna e
corrispondevano a 4 turni di guardia (infatti
vigil
vuol dire
sentinella). La prima vigilia andava dalle 18 alle 21, la seconda dalle 21 alle
24, la terza dalle 24 alle 3, la quarta delle 3 alle 6. Sembra che le vigilie
fossero fissate lasciando bruciare candele di una lunghezza precisa.
Durante il regno di Romolo i 10 mesi dell'anno erano computati in modo
irrazionale: alcuni risultavano di 20 giorni, altri di 35, altri di più ancora.
Non si aveva cognizione della differenza tra anno solare e anno lunare. Ogni
anno praticamente aveva 360 giorni, per cui era più vicino al ciclo lunare.
Il primo mese era marzo, consacrato a Marte, dio della guerra, perché con
l'arrivo della buona stagione si dava inizio alle campagne militari. Il secondo
mese, aprile, era dedicato ad Afrodite o ai germogli delle piante, che spuntano
appunto in questo mese, come vuole la parola latina "aperio".
Maggio invece era dedicato a Maia, madre di Ermes o Mercurio, mentre Giugno
era dedicato a Giunone o Era. Un'altra versione sostiene però che maggio
provenga da "maiores" e giugno da "iuniores", anziani e giovani.
Il quinto mese dopo marzo si chiamava "quintile", il sesto "sestile" ecc.
Settembre, ottobre, novembre e dicembre erano il settimo, l'ottavo, il nono e
il
decimo mese, che era l'ultimo.
Il re Numa Pompilio calcolò invece la differenza tra anno solare e anno
lunare in 11 giorni (che è la differenza tra 365 e 354) e raddoppiò gli 11
giorni e li aggiunse ogni due anni al mese di febbraio sotto forma di mese
intercalare con 22 giorni. Ma questa correzione ne richiederà altre ancora
maggiori.
Poi nel suo calendario, che voleva avere un significato più civile che
militare, mise gennaio ("januarius" da "janua", che vuol dire porta, che apre e
chiude, simbolo del dio Giano) al primo posto, febbraio (che significa qualcosa
come "purificazione", perché in questo mese i romani portavano le offerte ai
morti e celebravano la festa dei Lupercali) al secondo e marzo al terzo. In
pratica aggiunse due mesi al calendario di Romolo.
Il calendario era affisso sui muri dei templi e i giorni erano segnati da
una lettera: F (fasto), N (non fasto), C (comiziale, giorno in cui si potevano
tenere assemblee).
Nei giorni fasti si pensava che gli uomini godessero dell'appoggio degli
dèi, perciò i tribunali erano aperti ed era possibile intraprendere nuove
attività. Nei giorni nefasti era invece meglio non cominciare lavori nuovi.
I mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese
corrispondeva al novilunio (luna nuova) ed era chiamato "calende", donde il
nome
"calendario".
Il plenilunio (luna piena), verso la metà del mese, era il giorno delle
"idi", consacrato a Giove. Fra le calende e le idi cadevano le "none", nel
giorno in cui appariva il primo quarto.
Per indicare un giorno del mese i romani contavano indietro a partire dalle
calende, none, idi del mese successivo: p.es., il 24 febbraio (mese di 28
giorni) era il sesto giorno prima delle calende di marzo. Si contava
praticamente così: 1 marzo (calende di marzo), 28 febbraio, 27 febbraio, 26
febbraio, 25 febbraio, 24 febbraio = sei giorni.
Soltanto nel VI sec. d.C. questo metodo fu sostituito dalla numerazione in
avanti.
L'anno basato sui cicli della luna è più corto di 11 giorni e un quarto
rispetto all'anno solare, perciò il calendario romano restava indietro rispetto
al sole e la differenza aumentava di anno in anno, nonostante i tentativi fatti
per correggerla.
Al tempo di Giulio Cesare i mesi non corrispondevano più alle stagioni
effettive: p.es. quando il calendario segnava marzo, il grano era già maturo ed
era ora di mietere. Solo i sacerdoti conoscevano la durata esatta dell'anno e
usavano aggiungere all'improvviso il cosiddetto mese intercalare, chiamato
"mercedonio",
sulla base della riforma di Numa.
Per rimediare ai molti inconvenienti, nel 46 a.C. Cesare affidò a Sosigene,
astronomo di Alessandria d'Egitto, l'incarico di modificare il calendario.
Quest'ultimo fissò la durata di 30 giorni per i mesi di aprile, giugno,
settembre e novembre, di 28 per febbraio e di 31 per tutti gli altri. Inoltre,
calcolando la durata dell'anno solare in 365 giorni e 6 ore, venne introdotto
l'anno bisestile, stabilendo che ogni quattro anni, il mese di febbraio avesse
29 giorni al posto di 28. "Bisestili" perché il 24 di febbraio (cioè il sesto
giorno prima delle calende di marzo) veniva contato due volte (bis=due volte,
sextus=sesto giorno). Fu necessario aggiungere all'anno 46
ben tre mesi supplementari. [
clicca
qui per vedere il calendario di Cesare
]
Dopo la morte di Cesare inoltre il mese "quintile" prese il nome di luglio,
a ricordo della gens Iulia.
Invece dopo la morte di Augusto il sestile fu chiamato agosto.
I romani avevano inoltre una settimana di otto giorni: dopo sette giorni di
lavoro i contadini avevano un giorno di riposo per recarsi al mercato, sbrigare
i propri affari ecc. Solo nel III sec. d.C. decisero di adottare la settimana
di
sette giorni.
Il nome dei giorni della settimana ha origine dai pianeti, secondo le
credenze romane: lunedì era dedicato alla luna (lunae dies = giorno della
luna),
martedì a Marte, mercoledì a Mercurio, giovedì a Giove, venerdì a Venere. La
parola "sabato" invece proviene dall'ebraico e significa "riposo", mentre la
parola "domenica" ha origine cristiana e significa "giorno del signore", a
ricordo della resurrezione di cui si parla nei vangeli. Molte civiltà al posto
di "giorno del signore" usano "giorno del sole" (p.es. sunday o sonntag).
Per indicare gli anni i romani citavano i nomi dei due consoli in carica per
quell'anno ("sotto il consolato di... e di..."). Verso la fine della repubblica
fissarono un punto di partenza per il conto degli anni, scegliendo il 21 aprile
753 a.C., data della fondazione di Roma. Nel VI sec. adottarono l'anno di
nascita di Cristo.
Ma ora per saperne molto di più e fare delle prove
clicca qui
Calendario romano
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Il
Calendario romano
cambiò forma diverse volte fra la
Fondazione di Roma
e la
Caduta dell'Impero Romano
. All'inizio era un
calendario lunare
diviso in 10
mesi
, con inizio alla luna piena di marzo (il 15), e tradizionalmente inventato da
Romolo
, il fondatore di
Roma
nel
753 a.C.
. Tuttavia sembra fosse basato sul Calendario lunare
greco
.
I mesi all'epoca erano: Marzo (31 giorni), Aprile (30 giorni),
Maggio (31 giorni), Giugno (30 giorni), Quintile (31 giorni), Sestile
(30 giorni), Settembre (30 giorni), Ottobre (31 giorni), Novembre (30
giorni) e Dicembre (30 giorni). Perciò l'anno del calendario durava 304
giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non trovavano posto nel
calendario.
Secondo il
bramino
indiano
Bal Gangadhar Tilak
[1]
, il calendario romano di dieci mesi sarebbe nato presso una popolazione
originaria di una regione nei pressi dell'
Artico
, dove la
notte polare
durava due mesi: in questi due mesi il sole non sorgeva e quindi non si
contavano i giorni. Questa stessa popolazione avrebbe dato origine ai
Veda
,
studiando i quali Tilak giunse a questa conclusione. Negli ambienti
scientifici questa tesi è generalmente considerata priva di fondamento,
ma ha avuto un certo favore presso alcuni ambienti
tradizionalisti
,
pagani
o meno.
La prima riforma del calendario fu attribuita a
Numa Pompilio
, il secondo dei tradizionali sette
Re di Roma
. Si dice che abbia ridotto i
mesi
di 30 giorni a 29 e di aver aggiunto Gennaio (29 giorni) e Febbraio (28
giorni) alla fine del calendario all'incirca nel
713 a.C.
, e quindi portò la lunghezza dell'
anno
di calendario a 355 giorni. Questo lasciava ancora una lacuna di circa
10 giorni. Per prevenire lo slittamento dell'anno di calendario
rispetto all'anno solare, si aggiunse, ogni due anni, un mese
"bisestile" di 27 o 28 giorni, Mercedonio, alla fine di Febbraio che fu
accorciato a 23 giorni.
Il calendario giuliano
[
modifica
]
La seconda e definitiva riforma fu voluta da
Giulio Cesare
: il calendario da lui introdotto nel
46 a.C.
è chiamato
calendario giuliano
. Esso eliminò il mese di Mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni,
e introdusse l'
anno bisestile
. Il calendario giuliano rimase in uso per molti secoli anche dopo la caduta
dell'impero romano, finché fu sostituito dal
calendario gregoriano
.
I Romani avevano il nome per tre giorni di ogni mese. Il primo era il giorno
delle
Calende
, da cui deriva la parola
Calendario
, questo era il primo giorno di ogni mese. Gli altri due giorni erano le
None
e le
Idi
.
Questi due giorni erano mobili: in molti mesi cadevano il quinto ed il
tredicesimo giorno, ma in Marzo, Maggio, Quintile e Ottobre, cadevano
il settimo ed il quindicesimo giorno. Questo sistema era in origine
basato sulle
fasi
della
Luna
. Le Calende erano il giorno della
luna nuova
. Le None erano il giorno della
mezza luna
. Le Idi erano il giorno della
luna piena
.
Prima della riforma di Numa Pompilio, questi giorni erano
probabilmente dichiarati a seconda delle condizioni della luna.
Successivamente tuttavia furono stabiliti a giorni fissi.
-
Mesi con Idi e None cadenti il 13° e 5° giorno: Gennaio, Febbraio, Aprile,
Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre
-
Mesi con Idi e None cadenti il 15° e 7° giorno: Marzo, Maggio, Luglio e
Ottobre
Il modo di indicare una data era molto differente da quello attuale
del calendario occidentale. I Romani non contavano i giorni
retrospettivamente dall'inizio del mese (cioè primo, secondo, terzo ecc
... giorno dall'inizio del mese), ma contavano in avanti i giorni
mancanti al primo dei loro giorni con nome. Un po' oggi si potrebbero
contare i giorni mancanti ad una data molto attesa. Inoltre, per
disgrazia dei moderni storici, contavano
"tutto incluso"
cosicché il 2 settembre è considerato
4
giorni prima del 5 settembre, invece di 3.
A titolo di esempio si riporta qui lo sviluppo del mese di
Settembre
Calende di Settembre
|
1 settembre
|
il giorno dopo le Calende di Settembre
|
2 settembre
|
3 giorni alle None di Settembre
|
3 settembre
|
il giorno anteriore alle None di Settembre
|
4 settembre
|
None di Settembre
|
5 settembre
|
il giorno dopo le None di Settembre
|
6 settembre
|
7 giorni alle Idi di Settembre
|
7 settembre
|
6 giorni alle Idi di Settembre
|
8 settembre
|
5 giorni alle Idi di Settembre
|
9 settembre
|
4 giorni alle Idi di Settembre
|
10 settembre
|
3 giorni alle Idi di Settembre
|
11 settembre
|
il giorno anteriore alle Idi di Settembre
|
12 settembre
|
le Idi di Settembre
|
13 settembre
|
il giorno dopo le Idi di Settembre
|
14 settembre
|
17 giorni alle Calende di Ottobre
|
15 settembre
|
16 giorni alle Calende di Ottobre
|
16 settembre
|
15 giorni alle Calende di Ottobre
|
17 settembre
|
14 giorni alle Calende di Ottobre
|
18 settembre
|
13 giorni alle Calende di Ottobre
|
19 settembre
|
12 giorni alle Calende di Ottobre
|
20 settembre
|
11 giorni alle Calende di Ottobre
|
21 settembre
|
10 giorni alle Calende di Ottobre
|
22 settembre
|
9 giorni alle Calende di Ottobre
|
23 settembre
|
8 giorni alle Calende di Ottobre
|
24 settembre
|
7 giorni alle Calende di Ottobre
|
25 settembre
|
6 giorni alle Calende di Ottobre
|
26 settembre
|
5 giorni alle Calende di Ottobre
|
27 settembre
|
4 giorni alle Calende di Ottobre
|
28 settembre
|
3 giorni alle Calende di Ottobre
|
29 settembre
|
il giorno anteriore alle Calende di Ottobre
|
30 settembre
|
Calende di Ottobre
|
1 ottobre
|
Si noti che contando
tutto incluso
ed
avendo un nome speciale per il giorno anteriore ad uno di quelli col nome
nel Calendario Romano non esiste la possibilità di dire:"2 giorni a..."
Prima del
Calendario giuliano
, i
mesi
(Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre) che avevano le Idi il 15, avevano 31
giorni e gli altri mesi ne avevano 29, eccetto Febbraio con 28.
Occasionalmente fu aggiunto il mese di Mercedonio con 22 o 23 giorni.
Questo avrebbe dovuto avvenire ad anni alternati, ma in pratica avvenne
meno spesso causando così la necessità di una riforma.
Nei primi tempi della
Repubblica Romana
, gli anni non venivano contati. Invece erano individuati col nome dei
Consoli
che erano in carica (Per la corrispondenza si veda
Consoli Repubblicani Romani
). Successivamente nella tarda Repubblica si cominciò a contarli dalla
fondazione di
Roma
(ab Urbe condita)
che tradizionalmente veniva fissata nel
753 a.C.
. Perciò in alcune iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall'
acronimo
AVC (dove il segno "V" sta per "U") che indica appunto
Ab Urbe Condita
.
Durante il tardo Impero si usò anche contare dall'insediamento di
Diocleziano
con la sigla AD che sta per
Anno Diocletiani
da non confondere con AD usato nel
medioevo
col significato di
Anno Domini
I mesi del Calendario Romano erano 12:
Ianuarius
|
Dedicato al dio
Ianus
(
Giano
)
|
Gennaio
|
Februarius
|
Mese della
Februa
(Febbre), festività Romana
|
Febbraio
|
Martius
|
Dedicato al dio
Mars
(
Marte
)
|
Marzo
|
Aprilis
|
Dedicato alla dea
Venus
(
Venere
),
|
Aprile
|
Maius
|
Dedicato alla dea
Maia
(
Maia
)
|
Maggio
|
Iunius
|
Dedicato alla dea
Iuno
(
Giunone
)
|
Giugno
|
Prima
Quinctilis
(Quinto mese), poi
Iulius
|
Dedicato a
Gaio Giulio Cesare
|
Luglio
|
Prima
Sextil
(Sesto mese), poi
Augustus
|
Dedicato all'
Imperatore Augusto
|
Agosto
|
September
|
Settimo mese
|
Settembre
|
October
|
Ottavo mese
|
Ottobre
|
November
|
Nono Mese
|
Novembre
|
December
|
Decimo mese
|
Dicembre
|
La settimana
[
modifica
]
I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto
giorni: la
nundina
. Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza
che il giorno di arrivo.
Fu
Costantino I
,
nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale,
facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di
7 giorni corrispondeva alle attese dei
cristiani
che ottenevano l'ufficializzazione della
settimana ebraica
, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei
pagani
.
I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle
denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.
Italiano
|
Latino (pagani)
|
Latino (cristiani)
|
Domenica
|
Solis dies
|
Dies dominicus
|
Lunedì
|
Lunae dies
|
Feria secunda
|
Martedì
|
Martis dies
|
Feria tertia
|
Mercoledì
|
Mercurii dies
|
Feria quarta
|
Giovedì
|
Iovis dies
|
Feria quinta
|
Venerdì
|
Veneris dies
|
Feria sexta
|
Sabato
|
Saturni dies
|
Sabbatum
|
(
LA
)
«
Dies
dicti sunt a deis quorum nomina Romani quibusdam stellis dedicaverunt.
Primum enim diem a Sole appellaverunt, qui princeps est omnium
stellarum ut idem dies caput omnium diorum. Secundum diem a Luna
appellaverunt, quae ex Sole lucem accepit. Tertium ab stella Martis,
quae vesper appellatur. Quartum ab stella Mercurii. Quintum ab stella
Jovis. Sextus a Veneris stella, quam Luciferum appellaverunt, quae
inter omnes stellas plurimum lucis habet. Septimum ab stella Saturni,
quae dicitur cursum suum triginta annis explere. Apud Hebraecos autem
dies primus dicitur unus dies sabbati, qui apud nos dies dominicus est,
quem pagani Soli dedicaverunt. Sabbatum autem septimus dies a dominico
est, quem pagini Saturno dedicaverunt.
»
|
(
IT
)
«
I
giorni erano chiamati secondo gli déi con i nomi dei quali i Romani
intitolavano le stelle. Il primo dei giorni fu dedicato al Sole, che
era il principe di tutte le stelle ed era il giorno di tutti gli déi.
Il secondo giorno fu intitolato alla Luna, che riceve la luce dal sole.
Il terzo alla stella Marte, che è chiamata Vespro (perché compare per
prima di sera). Il quarto alla stella Mercurio. Il quinto alla stella
Giove. Il sesto alla stella Venere, che chiamano Lucifero, che ha la
maggiore luce tra tutte le stelle. Il settimo alla stella Saturno, che
si dice impieghi trent'anni nel suo percorso celeste. Tra gli Ebrei
tuttavia il primo giorno è detto il giorno del Sabato, che da noi è il
giorno del Signore, e che i pagani dedicavano al Sole. Il Sabato
comunque è il settimo giorno da quello del Signore, che i pagani
dedicavano a Saturno.
»
|
(
Isidoro di Siviglia
, Origine 5.30
)
|
Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il
tramonto veniva diviso in 12 ore (
horae
).
La durata delle ore era variabile in quanto dipendeva dal tempo
effettivo di luce. All'equinozio la durata di un'ora era pari ad una
nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al solstizio
d'estate era maggiore. Il punto mediano era l'
hora sexta
, mezzogiorno (
meridies
). Nella vita militare la notte era divisa in 4
vigiliae
o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media. Nella vita civile si
usavano dei termini più generici per le varie parti della notte. Si
riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.
Italiano
|
Latino
|
Da mezzanotte alle 3
|
tertia vigilia
|
Dalle 3 alle 6
|
quarta vigilia
|
Dalle 6 alle 7
|
hora prima
|
Dalle 7 alle 8
|
hora secunda
|
Dalle 8 alle 9
|
hora tertia
|
Dalle 9 alle 10
|
hora quarta
|
Dalle 10 alle 11
|
hora quinta
|
Dalle 11 alle 12
|
hora sexta
|
Dalle 12 alle 13
|
hora septima
|
Dalle 13 alle 14
|
hora octava
|
Dalle 14 alle 15
|
hora nona
|
Dalle 15 alle 16
|
hora decima
|
Dalle 16 alle 17
|
hora undecima
|
Dalle 17 alle 18
|
hora duodecima
|
Dalle 18 alle 21
|
prima vigilia
|
Dalle 21 a mezzanotte
|
secunda vigilia
|
-
^
Bal Gangadhar Tilak,
La dimora artica nei Veda
. Genova, ECIG, 1994.
ISBN 8875456054
.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
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]
Estratto da "
http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_romano
"
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Calendari
|
Roma antica
Calendario romano
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Il
Calendario romano
cambiò forma diverse volte fra la
Fondazione di Roma
e la
Caduta dell'Impero Romano
. All'inizio era un
calendario lunare
diviso in 10
mesi
, con inizio alla luna piena di marzo (il 15), e tradizionalmente inventato da
Romolo
, il fondatore di
Roma
nel
753 a.C.
. Tuttavia sembra fosse basato sul Calendario lunare
greco
.
I mesi all'epoca erano: Marzo (31 giorni), Aprile (30 giorni),
Maggio (31 giorni), Giugno (30 giorni), Quintile (31 giorni), Sestile
(30 giorni), Settembre (30 giorni), Ottobre (31 giorni), Novembre (30
giorni) e Dicembre (30 giorni). Perciò l'anno del calendario durava 304
giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non trovavano posto nel
calendario.
Secondo il
bramino
indiano
Bal Gangadhar Tilak
[1]
, il calendario romano di dieci mesi sarebbe nato presso una popolazione
originaria di una regione nei pressi dell'
Artico
, dove la
notte polare
durava due mesi: in questi due mesi il sole non sorgeva e quindi non si
contavano i giorni. Questa stessa popolazione avrebbe dato origine ai
Veda
,
studiando i quali Tilak giunse a questa conclusione. Negli ambienti
scientifici questa tesi è generalmente considerata priva di fondamento,
ma ha avuto un certo favore presso alcuni ambienti
tradizionalisti
,
pagani
o meno.
La prima riforma del calendario fu attribuita a
Numa Pompilio
, il secondo dei tradizionali sette
Re di Roma
. Si dice che abbia ridotto i
mesi
di 30 giorni a 29 e di aver aggiunto Gennaio (29 giorni) e Febbraio (28
giorni) alla fine del calendario all'incirca nel
713 a.C.
, e quindi portò la lunghezza dell'
anno
di calendario a 355 giorni. Questo lasciava ancora una lacuna di circa
10 giorni. Per prevenire lo slittamento dell'anno di calendario
rispetto all'anno solare, si aggiunse, ogni due anni, un mese
"bisestile" di 27 o 28 giorni, Mercedonio, alla fine di Febbraio che fu
accorciato a 23 giorni.
Il calendario giuliano
[
modifica
]
La seconda e definitiva riforma fu voluta da
Giulio Cesare
: il calendario da lui introdotto nel
46 a.C.
è chiamato
calendario giuliano
. Esso eliminò il mese di Mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni,
e introdusse l'
anno bisestile
. Il calendario giuliano rimase in uso per molti secoli anche dopo la caduta
dell'impero romano, finché fu sostituito dal
calendario gregoriano
.
I Romani avevano il nome per tre giorni di ogni mese. Il primo era il giorno
delle
Calende
, da cui deriva la parola
Calendario
, questo era il primo giorno di ogni mese. Gli altri due giorni erano le
None
e le
Idi
.
Questi due giorni erano mobili: in molti mesi cadevano il quinto ed il
tredicesimo giorno, ma in Marzo, Maggio, Quintile e Ottobre, cadevano
il settimo ed il quindicesimo giorno. Questo sistema era in origine
basato sulle
fasi
della
Luna
. Le Calende erano il giorno della
luna nuova
. Le None erano il giorno della
mezza luna
. Le Idi erano il giorno della
luna piena
.
Prima della riforma di Numa Pompilio, questi giorni erano
probabilmente dichiarati a seconda delle condizioni della luna.
Successivamente tuttavia furono stabiliti a giorni fissi.
-
Mesi con Idi e None cadenti il 13° e 5° giorno: Gennaio, Febbraio, Aprile,
Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre
-
Mesi con Idi e None cadenti il 15° e 7° giorno: Marzo, Maggio, Luglio e
Ottobre
Il modo di indicare una data era molto differente da quello attuale
del calendario occidentale. I Romani non contavano i giorni
retrospettivamente dall'inizio del mese (cioè primo, secondo, terzo ecc
... giorno dall'inizio del mese), ma contavano in avanti i giorni
mancanti al primo dei loro giorni con nome. Un po' oggi si potrebbero
contare i giorni mancanti ad una data molto attesa. Inoltre, per
disgrazia dei moderni storici, contavano
"tutto incluso"
cosicché il 2 settembre è considerato
4
giorni prima del 5 settembre, invece di 3.
A titolo di esempio si riporta qui lo sviluppo del mese di
Settembre
Calende di Settembre
|
1 settembre
|
il giorno dopo le Calende di Settembre
|
2 settembre
|
3 giorni alle None di Settembre
|
3 settembre
|
il giorno anteriore alle None di Settembre
|
4 settembre
|
None di Settembre
|
5 settembre
|
il giorno dopo le None di Settembre
|
6 settembre
|
7 giorni alle Idi di Settembre
|
7 settembre
|
6 giorni alle Idi di Settembre
|
8 settembre
|
5 giorni alle Idi di Settembre
|
9 settembre
|
4 giorni alle Idi di Settembre
|
10 settembre
|
3 giorni alle Idi di Settembre
|
11 settembre
|
il giorno anteriore alle Idi di Settembre
|
12 settembre
|
le Idi di Settembre
|
13 settembre
|
il giorno dopo le Idi di Settembre
|
14 settembre
|
17 giorni alle Calende di Ottobre
|
15 settembre
|
16 giorni alle Calende di Ottobre
|
16 settembre
|
15 giorni alle Calende di Ottobre
|
17 settembre
|
14 giorni alle Calende di Ottobre
|
18 settembre
|
13 giorni alle Calende di Ottobre
|
19 settembre
|
12 giorni alle Calende di Ottobre
|
20 settembre
|
11 giorni alle Calende di Ottobre
|
21 settembre
|
10 giorni alle Calende di Ottobre
|
22 settembre
|
9 giorni alle Calende di Ottobre
|
23 settembre
|
8 giorni alle Calende di Ottobre
|
24 settembre
|
7 giorni alle Calende di Ottobre
|
25 settembre
|
6 giorni alle Calende di Ottobre
|
26 settembre
|
5 giorni alle Calende di Ottobre
|
27 settembre
|
4 giorni alle Calende di Ottobre
|
28 settembre
|
3 giorni alle Calende di Ottobre
|
29 settembre
|
il giorno anteriore alle Calende di Ottobre
|
30 settembre
|
Calende di Ottobre
|
1 ottobre
|
Si noti che contando
tutto incluso
ed
avendo un nome speciale per il giorno anteriore ad uno di quelli col nome
nel Calendario Romano non esiste la possibilità di dire:"2 giorni a..."
Prima del
Calendario giuliano
, i
mesi
(Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre) che avevano le Idi il 15, avevano 31
giorni e gli altri mesi ne avevano 29, eccetto Febbraio con 28.
Occasionalmente fu aggiunto il mese di Mercedonio con 22 o 23 giorni.
Questo avrebbe dovuto avvenire ad anni alternati, ma in pratica avvenne
meno spesso causando così la necessità di una riforma.
Nei primi tempi della
Repubblica Romana
, gli anni non venivano contati. Invece erano individuati col nome dei
Consoli
che erano in carica (Per la corrispondenza si veda
Consoli Repubblicani Romani
). Successivamente nella tarda Repubblica si cominciò a contarli dalla
fondazione di
Roma
(ab Urbe condita)
che tradizionalmente veniva fissata nel
753 a.C.
. Perciò in alcune iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall'
acronimo
AVC (dove il segno "V" sta per "U") che indica appunto
Ab Urbe Condita
.
Durante il tardo Impero si usò anche contare dall'insediamento di
Diocleziano
con la sigla AD che sta per
Anno Diocletiani
da non confondere con AD usato nel
medioevo
col significato di
Anno Domini
I mesi del Calendario Romano erano 12:
Ianuarius
|
Dedicato al dio
Ianus
(
Giano
)
|
Gennaio
|
Februarius
|
Mese della
Februa
(Febbre), festività Romana
|
Febbraio
|
Martius
|
Dedicato al dio
Mars
(
Marte
)
|
Marzo
|
Aprilis
|
Dedicato alla dea
Venus
(
Venere
),
|
Aprile
|
Maius
|
Dedicato alla dea
Maia
(
Maia
)
|
Maggio
|
Iunius
|
Dedicato alla dea
Iuno
(
Giunone
)
|
Giugno
|
Prima
Quinctilis
(Quinto mese), poi
Iulius
|
Dedicato a
Gaio Giulio Cesare
|
Luglio
|
Prima
Sextil
(Sesto mese), poi
Augustus
|
Dedicato all'
Imperatore Augusto
|
Agosto
|
September
|
Settimo mese
|
Settembre
|
October
|
Ottavo mese
|
Ottobre
|
November
|
Nono Mese
|
Novembre
|
December
|
Decimo mese
|
Dicembre
|
La settimana
[
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]
I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto
giorni: la
nundina
. Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza
che il giorno di arrivo.
Fu
Costantino I
,
nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale,
facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di
7 giorni corrispondeva alle attese dei
cristiani
che ottenevano l'ufficializzazione della
settimana ebraica
, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei
pagani
.
I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle
denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.
Italiano
|
Latino (pagani)
|
Latino (cristiani)
|
Domenica
|
Solis dies
|
Dies dominicus
|
Lunedì
|
Lunae dies
|
Feria secunda
|
Martedì
|
Martis dies
|
Feria tertia
|
Mercoledì
|
Mercurii dies
|
Feria quarta
|
Giovedì
|
Iovis dies
|
Feria quinta
|
Venerdì
|
Veneris dies
|
Feria sexta
|
Sabato
|
Saturni dies
|
Sabbatum
|
(
LA
)
«
Dies
dicti sunt a deis quorum nomina Romani quibusdam stellis dedicaverunt.
Primum enim diem a Sole appellaverunt, qui princeps est omnium
stellarum ut idem dies caput omnium diorum. Secundum diem a Luna
appellaverunt, quae ex Sole lucem accepit. Tertium ab stella Martis,
quae vesper appellatur. Quartum ab stella Mercurii. Quintum ab stella
Jovis. Sextus a Veneris stella, quam Luciferum appellaverunt, quae
inter omnes stellas plurimum lucis habet. Septimum ab stella Saturni,
quae dicitur cursum suum triginta annis explere. Apud Hebraecos autem
dies primus dicitur unus dies sabbati, qui apud nos dies dominicus est,
quem pagani Soli dedicaverunt. Sabbatum autem septimus dies a dominico
est, quem pagini Saturno dedicaverunt.
»
|
(
IT
)
«
I
giorni erano chiamati secondo gli déi con i nomi dei quali i Romani
intitolavano le stelle. Il primo dei giorni fu dedicato al Sole, che
era il principe di tutte le stelle ed era il giorno di tutti gli déi.
Il secondo giorno fu intitolato alla Luna, che riceve la luce dal sole.
Il terzo alla stella Marte, che è chiamata Vespro (perché compare per
prima di sera). Il quarto alla stella Mercurio. Il quinto alla stella
Giove. Il sesto alla stella Venere, che chiamano Lucifero, che ha la
maggiore luce tra tutte le stelle. Il settimo alla stella Saturno, che
si dice impieghi trent'anni nel suo percorso celeste. Tra gli Ebrei
tuttavia il primo giorno è detto il giorno del Sabato, che da noi è il
giorno del Signore, e che i pagani dedicavano al Sole. Il Sabato
comunque è il settimo giorno da quello del Signore, che i pagani
dedicavano a Saturno.
»
|
(
Isidoro di Siviglia
, Origine 5.30
)
|
Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il
tramonto veniva diviso in 12 ore (
horae
).
La durata delle ore era variabile in quanto dipendeva dal tempo
effettivo di luce. All'equinozio la durata di un'ora era pari ad una
nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al solstizio
d'estate era maggiore. Il punto mediano era l'
hora sexta
, mezzogiorno (
meridies
). Nella vita militare la notte era divisa in 4
vigiliae
o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media. Nella vita civile si
usavano dei termini più generici per le varie parti della notte. Si
riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.
Italiano
|
Latino
|
Da mezzanotte alle 3
|
tertia vigilia
|
Dalle 3 alle 6
|
quarta vigilia
|
Dalle 6 alle 7
|
hora prima
|
Dalle 7 alle 8
|
hora secunda
|
Dalle 8 alle 9
|
hora tertia
|
Dalle 9 alle 10
|
hora quarta
|
Dalle 10 alle 11
|
hora quinta
|
Dalle 11 alle 12
|
hora sexta
|
Dalle 12 alle 13
|
hora septima
|
Dalle 13 alle 14
|
hora octava
|
Dalle 14 alle 15
|
hora nona
|
Dalle 15 alle 16
|
hora decima
|
Dalle 16 alle 17
|
hora undecima
|
Dalle 17 alle 18
|
hora duodecima
|
Dalle 18 alle 21
|
prima vigilia
|
Dalle 21 a mezzanotte
|
secunda vigilia
|
-
^
Bal Gangadhar Tilak,
La dimora artica nei Veda
. Genova, ECIG, 1994.
ISBN 8875456054
.
Voci correlate
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:
Calendari
|
Roma antica
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CALENDARIO ROMANO
Nell'antica Roma il primo giorno del mese, le
Kalendae
, i sacerdoti
annunciavano al popolo le date importanti del mese.
Da
Kalendae
deriva il termine "calendario" (inglese
calendar
,
francese
calendrier
, tedesco
Calender
, spagnolo
calendario
,
portoghese
calendario
).
Dal
calendario riformato da Giulio Cesare deriva la struttura del calendario
utilizzato
in Occidente e in molti altri paesi del mondo.
Località
:
Roma
Epoca
:
VIII secolo a.C. - IV secolo d.C.
INDICE
STRUTTURA DEL CALENDARIO ROMANO
FESTE DEL CALENDARIO ROMANO
CALENDARIO ROMANO PERPETUO
RINVII
DIZIONARIO DELLE FESTE DELLA ANTICA ROMA
2007 - CALENDARIO ANTICA ROMA - 2007
2007 CALENDARIO ANTICA ROMA 2007 (pdf)
STRUTTURA
DEL CALENDARIO ROMANO
L'anno
I
Romani usavano originariamente un calendario lunare in cui il mese
corrispondeva
ad una lunazione. Le Calende erano il novilunio e le Idi corrispondevano al
plenilunio. Le None era una data intermedia tra le Calende e le Idi: erano il
nono giorno prima delle Idi.
Romolo stabilì che l'anno avesse 10 mesi, ma Numa Pompilio lo portò
a 12 mesi per farlo coincidere con l'anno solare.
Furono
fatti diversi tentativi per sincronizzare il calendario lunare con quello
solare.
Ciò nonostante nel primo secolo a.C. lo sfasamento era arrivato ad alcuni
mesi.
Nel 46 a.C. Giulio Cesare riformò il calendario su base solare. L'anno
venne fissato in 365 giorni e si introdussero i giorni bisestili con cadenza
quadriennale. Il calendario giuliano è alla base di quello attualmente
in uso. Nel 1582 papa Gregorio XIII apportò alcune correzioni per cui
il nostro calendario è chiamato gregoriano.
Gli
anni venivano contati
ab Urbe condita
, ossia a partire dalla fondazione
di Roma, 753 a.C.
I
mesi
A
partire da Numa Pompilio i mesi furono dodici. Egli aggiunse gennaio e
febbraio.
Italiano
|
Latino
|
Gennaio
|
Januarius
|
Febbraio
|
Februarius
|
Marzo
|
Martius
|
Aprile
|
Aprilis
|
Maggio
|
Maius
|
Giugno
|
Iunius
|
Luglio
|
Quintilis
poi
Iulius
|
Agosto
|
Sextilis
poi
Augustus
|
Settembre
|
September
|
Ottobre
|
October
|
Novembre
|
November
|
Dicembre
|
December
|
L'inizio
dell'anno originariamente era fissato a marzo. Dal 153 a.C. venne portato a
gennaio.
Nel
44 a.C. il Senato romano, su proposta di Marco Antonio cambiò il nome
di
Quinctilis
in
Iulius
, in onore di Giulio Cesare.
Nell'8
d.C. il mese di
Sextilis
venne chiamato
Augustus
in onore
di Cesare Ottaviano Augusto.
La
durata dei mesi oscillò intorno ai 30 giorni. L'ultima correzione venne
apportata da Ottaviano che allungò di un giorno il mese di Agosto per
farlo uguale a Luglio.
La
settimana
I
Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto
giorni: la
nundina
. Il nome derivava dal modo di contare che includeva
sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo.
Fu
Costantino, nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine
orientale,
facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di 7
giorni
corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione
della
settimana ebraica, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani. I
cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle
denominazioni
loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.
Italiano
|
Latino
(pagani)
|
Latino
(cristiani)
|
Inglese
|
Lunedì
|
Lunae dies
|
Feria secunda
|
Monday
|
Martedì
|
Martis dies
|
Feria tertia
|
Tuesday
|
Mercoledì
|
Mercurii dies
|
Feria quarta
|
Wednesday
|
Giovedì
|
Iovis dies
|
Feria quinta
|
Thursday
|
Venerdì
|
Veneris dies
|
Feria sexta
|
Friday
|
Sabato
|
Saturni dies
|
Sabbatum
|
Saturday
|
Domenica
|
Solis dies
|
Dies dominicus
|
Sunday
|
I
giorni
I
Romani contavano i giorni non in riferimento al mese, ma in riferimento alle
Calende, alle None e alle Idi. Si contavano quanti giorni mancavano alla
solennità
successiva tenendo conto sia del giorno di partenza che del giorno di arrivo.
Invece
di dire "
il 12 di marzo
" dicevano "
mancano quattro
giorni alle Idi di marzo
", ossia al plenilunio. Questo computo derivava
dal calendario lunare dove si era soliti dire quanti giorni mancavano alla
luna
piena piuttosto che dire quanti giorni erano passati dall'ultima luna piena.
Qualità
dei giorni
I
Romani qualificavano i giorni in funzione delle attività religiose e
civili che potevano essere svolte.
Tipo
|
Significato
|
Note
|
F
|
Dies fastus
|
Giorno in cui le
azioni legali erano permesse
|
N
|
Dies nefastus
|
Giorno in cui le
azioni legali non erano permesse
|
EN
|
Dies intercisus,
endotercisus
|
Giorni nefasti all'inizio
e alla fine, ma fasti in mezzo
|
C
|
Dies comitialis
|
Giorni in cui si
potevano tenere i Comizi ossia le assemblee pubbliche
|
NP
|
|
Festa religiosa pubblica
|
FP
|
|
Festa religiosa pubblica
|
Le
ore
Per
i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il
tramonto veniva diviso in 12 ore (
horae
). La durata delle ore era variabile
in quanto dipendeva dal tempo effettivo di luce. All'equinozio la durata di
un'ora era pari ad una nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al
solstizio d'estate era maggiore.
Il
punto mediano era l'
hora sexta
, mezzogiorno (
meridies
).
Nella
vita militare la notte era divisa in 4
vigiliae
o turni di guardia,
ciascuna di 3 ore in media.
Nella
vita civile si usavano dei termini più generici per le varie parti della
notte.
Si
riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.
Italiano
|
Latino
|
Da mezzanotte alle 3
|
tertia
vigilia
|
Dalle 3 alle 6
|
quarta
vigilia
|
Dalle 6 alle 7
|
hora prima
|
Dalle 7 alle 8
|
hora secunda
|
Dalle 8 alle 9
|
hora tertia
|
Dalle 9 alle 10
|
hora quarta
|
Dalle 10 alle 11
|
hora quinta
|
Dalle
11 alle 12
|
hora
sexta
|
Dalle 12 alle 13
|
hora septima
|
Dalle 13 alle 14
|
hora octava
|
Dalle 14 alle 15
|
hora nona
|
Dalle 15 alle 16
|
hora decima
|
Dalle 16 alle 17
|
hora undecima
|
Dalle 17 alle 18
|
hora duodecima
|
Dalle
18 alle 21
|
prima
vigilia
|
Dalle
21 a mezzanotte
|
secunda
vigilia
|
Ritorno ad inizio pagina
CALENDARIO
ROMANO PERPETUO
Si riporta
in una tabella complessiva il calendario romano. Dalla tabella è possibile
ricavare il nome dato a ciascun giorno. Per le festività si rimanda
a
Feste del Calendario Romano
.
|
MARTIUS
MAIUS
IULIUS
OCTOBER
|
IANUARIUS
AUGUSTUS
DECEMBER
|
APRILIS
IUNIUS
SEPTEMBER
NOVEMBER
|
FEBRUARIUS
|
FEBRUARIUS
(annus
intercalarius)
|
|
1
|
Kalendis
Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus
|
Kalendis Ianuariis, Augustis, Decembribus
|
Kalendis
Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus
|
Kalendis Februariis
|
Kalendis Februariis
|
1
|
2
|
ante
diem sextum Nonas Martias, Maias, Iulias, Octobres
|
ante
diem quartum Nonas Ianuarias, Augustas, Decembres
|
ante
diem quartum Nonas Apriles, Iunias, Septembres, Novembres
|
ante
diem quartum Nonas Februarias
|
ante
diem quartum Nonas Februarias
|
2
|
3
|
ante
diem quintum Nonas ...
|
ante
diem tertium Nonas ...
|
ante
diem tertium Nonas ...
|
ante
diem tertium Nonas ...
|
ante
diem tertium Nonas ...
|
3
|
4
|
ante
diem quartum Nonas ...
|
pridie
Nonas ...
|
pridie
Nonas ...
|
pridie
Nonas ...
|
pridie
Nonas ...
|
4
|
5
|
ante
diem tertium Nonas ...
|
Nonis
Ianuariis, Augustis, Decembribus
|
Nonis
Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus
|
Nonis
Februariis
|
Nonis
Februariis
|
5
|
6
|
pridie
Nonas ...
|
ante
diem octavum Idus Ianuarias, Augustas, Decembres
|
ante
diem octavum Idus Apriles, Iunias, Septembres, Novembres
|
ante
diem octavum Idus Februarias
|
ante
diem octavum Idus Februarias
|
6
|
7
|
Nonis
Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus
|
ante
diem septimum Idus ...
|
ante
diem septimum Idus ...
|
ante
diem septimum Idus ...
|
ante
diem septimum Idus ...
|
7
|
8
|
ante
diem octavum Idus Martias, Maias, Iulias, Octobres
|
ante
diem sextum Idus ...
|
ante
diem sextum Idus ...
|
ante
diem sextum Idus ...
|
ante
diem sextum Idus ...
|
8
|
9
|
ante
diem septimum Idus ...
|
ante
diem quintum Idus ...
|
ante
diem quintum Idus ...
|
ante
diem quintum Idus ...
|
ante
diem quintum Idus ...
|
9
|
10
|
ante
diem sextum Idus ...
|
ante
diem quartum Idus ...
|
ante
diem quartum Idus ...
|
ante
diem quartum Idus ...
|
ante
diem quartum Idus ...
|
10
|
11
|
ante
diem quintum Idus ...
|
ante
diem tertium Idus ...
|
ante
diem tertium Idus ...
|
ante
diem tertium Idus ...
|
ante
diem tertium Idus ...
|
11
|
12
|
ante
diem quartum Idus ...
|
pridie
Idus ...
|
pridie
Idus ...
|
pridie
Idus ...
|
pridie
Idus ...
|
12
|
13
|
ante
diem tertium Idus ...
|
Idibus
Ianuariis, Augustis, Decembribus
|
Idibus
Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus
|
Idibus
Februariis
|
Idibus
Februariis
|
13
|
14
|
pridie
Idus ...
|
ante
diem undevicesimum Kalendas Februarias, Septembres, Ianuarias
|
ante
diem duodevicesimum Kalendas Maias, Iulias, Octobres, Decembres
|
ante
diem sextum Kalendas Martias
|
ante
diem sextum Kalendas Martias
|
14
|
15
|
Idibus
Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus
|
ante
diem duodevicesimum Kalendas ...
|
ante
diem septimum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quintum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quintum decimum Kalendas ...
|
15
|
16
|
ante
diem septimum decimum Kalendas Apriles, Iunias, Augustas, Novembres
|
ante
diem septimum decimum Kalendas ...
|
ante
diem sextum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quartum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quartum decimum Kalendas ...
|
16
|
17
|
ante
diem sextum decimum Kalendas ...
|
ante
diem sextum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quintum decimum Kalendas ...
|
ante
diem tertium decimum Kalendas ...
|
ante
diem tertium decimum Kalendas ...
|
17
|
18
|
ante
diem quintum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quintum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quartum decimum Kalendas ...
|
ante
diem duodecimum Kalendas ...
|
ante
diem duodecimum Kalendas ...
|
18
|
19
|
ante
diem quartum decimum Kalendas ...
|
ante
diem quartum decimum Kalendas ...
|
ante
diem tertium decimum Kalendas ...
|
ante
diem undecimum Kalendas ...
|
ante
diem undecimum Kalendas ...
|
19
|
20
|
ante
diem tertium decimum Kalendas ...
|
ante
diem tertium decimum Kalendas ...
|
ante
diem duodecimum Kalendas ...
|
ante
diem decimum Kalendas ...
|
ante
diem decimum Kalendas ...
|
20
|
21
|
ante
diem duodecimum Kalendas ...
|
ante
diem duodecimum Kalendas ...
|
ante
diem undecimum Kalendas ...
|
ante
diem nonum Kalendas ...
|
ante
diem nonum Kalendas ...
|
21
|
22
|
ante
diem undecimum Kalendas ...
|
ante
diem undecimum Kalendas ...
|
ante
diem decimum Kalendas ...
|
ante
diem octavum Kalendas ...
|
ante
diem octavum Kalendas ...
|
22
|
23
|
ante
diem decimum Kalendas ...
|
ante
diem decimum Kalendas ...
|
ante
diem nonum Kalendas ...
|
ante
diem septimum Kalendas ...
|
ante
diem septimum Kalendas ...
|
23
|
24
|
ante
diem nonum Kalendas ...
|
ante
diem nonum Kalendas ...
|
ante
diem octavum Kalendas ...
|
ante
diem sextum Kalendas ...
|
ante
diem sextum Kalendas ...
|
24
|
25
|
ante
diem octavum Kalendas ...
|
ante
diem octavum Kalendas ...
|
ante
diem septimum Kalendas ...
|
ante
diem quintum Kalendas ...
|
ante
diem bis sextum Kalendas ...
|
25
|
26
|
ante
diem septimum Kalendas ...
|
ante
diem septimum Kalendas ...
|
ante
diem sextum Kalendas ...
|
ante
diem quartum Kalendas ...
|
ante
diem quintum Kalendas ...
|
26
|
27
|
ante
diem sextum Kalendas ...
|
ante
diem sextum Kalendas ...
|
ante
diem quintum Kalendas ...
|
ante
diem tertium Kalendas ...
|
ante
diem quartum Kalendas ...
|
27
|
28
|
ante
diem quintum Kalendas ...
|
ante
diem quintum Kalendas ...
|
ante
diem quartum Kalendas ...
|
pridie
Kalendas ...
|
ante
diem tertium Kalendas ...
|
28
|
29
|
ante
diem quartum Kalendas ...
|
ante
diem quartum Kalendas ...
|
ante
diem tertium Kalendas ...
|
|
pridie
Kalendas ...
|
29
|
30
|
ante
diem tertium Kalendas ...
|
ante
diem tertium Kalendas ...
|
pridie
Kalendas ...
|
|
|
30
|
31
|
pridie
Kalendas ...
|
pridie
Kalendas ...
|
|
|
|
31
|
|
MARTIUS
MAIUS
IULIUS
OCTOBER
|
IANUARIUS
AUGUSTUS
DECEMBER
|
APRILIS
IUNIUS
SEPTEMBER
NOVEMBER
|
FEBRUARIUS
|
FEBRUARIUS
(annus
intercalarius)
|
|
Ritorno ad inizio pagina
FESTE
DEL CALENDARIO ROMANO
I Romani
avevano 45 giorni di
feriae publicae
e 22 giorni di festività
singole obbligatorie. Inoltre avevano 12 giorni di ludi singoli e 103 di ludi
raggruppati su più giorni. Pur ammettendo che alcune feste non fossero
rigidamente osservate o coincidessero con altre festività, rimane il
fatto che circa la metà dell'anno era non lavorativa.
La distizione
tra
dies fasti
e
dies nefasti
aveva un carattere essenzialmente
giuridico religioso.
La distinzione
tra
dies festi
, ossia le
feriae publicae
, e
dies profesti
concerneva invece l'attività lavorativa.
I
dies
religiosi
, ossia le Calende, le None e le Idi, erano assimilati ai
dies
festi
ed il lavoro era vietato.
Il
primo giorno del mese, le Calende, era sacro a Giunone. Il 13 o 15 del mese,
le Idi, era sacro a Giove.
La religione
romana era parte della vita dello Stato (
Res publica
). I riti servivano
a propiziarsi gli dei affinché proteggessero lo Stato. Quando un nemico
veniva vinto i suoi dei venivano portati nell'Urbe. A Roma venne edificato il
Pantheon, un tempio dedicato a tutti gli dei.
Non esisteva
un clero di professione, l'esercizio sacerdotale era assimilato ad una carica
pubblica. Il Sommo Pontefice in età repubblicana veniva eletto dal popolo
e in età imperiale era lo stesso imperatore. Giulio Cesare fu facilitato
nella sua carriera politica proprio dalla elezione a Sommo Pontefice.
L'imperatore
Graziano (367-383) fu l'ultimo Pontefice Massimo, infatti rinunciò al
titolo nel 376.
Il tempio
era la casa di un dio, dove era conservata la sua statua o una qualche sua
rappresentazione.
All'esterno del tempio si svolgevano i riti con la partecipazione del popolo.
Fu solo in età imperiale che alcuni culti provenienti dall'Oriente, come
quello di Iside, richiesero la costruzione di aree recintate, come l'
Isiacum
,
dove singoli individui si potessero riunire per celebrare i riti e pregare.
I riti dovevano
essere effettuati secondo regole precise e pubblicamente, di fronte al
popolo.
I ludi avevano un carattere sacro e facevano parte delle cerimonie religiose
connesse con le festività.
Il calendario
delle festività era proclamato al popolo dai sacerdoti all'inizio di
ogni mese.
Ritorno ad inizio pagina
La cronologia degli astronomi
Evento
|
Astronomi
|
Storici
|
Fondazione di Roma
|
-752
|
753AC
|
Eclissi di Talete
|
-584
|
585AC
|
Morte di Alessandro Magno
|
-322
|
323AC
|
Battaglia di Pidna
ed
eclissi di Luna
|
-167
|
168AC
|
Assassinio di Cesare
|
-43
|
44AC
|
...
|
-2
|
3AC
|
...
|
-1
|
2AC
|
...
|
0
|
1AC
|
...
|
+1
|
1DC
|
...
|
+2
|
2DC
|
Esiste una notazione
astronomica
dell'
era cristiana
,
introdotta nel 1740 dall'astronomo Jacques Cassini (1677-1756)
figlio del più noto Gian Domenico, che
introduce l'anno
zero
e i numeri negativi per gli anni prima di Cristo.
L'anno 1AC diviene l'anno 0, il 2AC
diviene l'anno -1, il 3AC diviene il -2 e così via. In pratica per gli anni
dopo Cristo non vi sono differenze, per quelli avanti Cristo la notazione
astronomica
usa un numero negativo che è, in valore assoluto, minore di uno rispetto
a quello usato dagli storici.
Per evitare confusioni è convenzione che gli anni contati
astronomicamente siano indicati in modo algebrico e cioè con il meno
davanti al numero e senza suffissi e gli anni contati in modo
tradizionale siano scritti senza il meno ma con il suffisso AC (BC per
gli anglofoni).
È pertanto scorretto e ambiguo scrivere (come purtroppo capita a volte
di leggere) cose come
-44AC
.
Perchè è stata introdotta questa notazione?
La
cronologia dell'era cristiana
non prevede
un anno zero e passa direttamente dall'anno 1 AC all'anno 1 DC.
Questa notazione pone problemi seri per i calcoli; se si deve calcolare il
numero di
anni passati tra due date si devono seguire regole diverse a seconda che gli
anni siano
entrambi prima o dopo di Cristo, o se siano invece uno prima e uno dopo Cristo.
Per calcolare quanti anni sono passati tra il 1/Gen/1AC e il 1/Gen/1DC, la
regola
algebrica darebbe 2, mentre è evidente che di anno ne è passato uno solo.
Lo stesso per qualsiasi coppia di anni discordi.
Un esempio storico può illustrare i vantaggi della notazione astronomica:
Ottavio Cesare ottenne dal senato il titolo di Augusto il 16 Gen 27AC e morì
il 19 Ago 14DC. Quanti anni è durato il
governo
di Augusto?
41 anni e 7 mesi? Errore! in realtà gli anni sono 40 e 7 mesi!
Usando la cronologia astronomica questi paradossi sono evitati alla radice
visto che l'inizio viene datato come 16 Gen -26. E 14 -(-26) = 40 come deve
essere.
Anche nella realizzazione di un calendario perpetuo è conveniente
l'uso della cronologia degli astronomi. E così è anche per il
caledario perpetuo
per giorni
e
per mesi
pubblicato in questo sito.
Un ultimo punto a favore di questa cronologia: se fosse adottata universalmente
non ci sarebbe più motivo di ambiguità e discussioni
sull'
inizio di secoli e millenni
.
Bibliografia:
-
Jean Meeus -
Astronomia con il computer
- Hoepli 1985
Questo sito
|
|
Testo e fotografie sono di
Paolo Bonavoglia
(E-Mail:
info@walkingitaly.com
)
e possono essere riprodotti a condizione che venga citata
esplicitamente la fonte con un link alla pagina originale e che la cosa
non sia a fini di lucro.
Sono benvenute le segnalazioni di eventuali errori nella pagina o nelle
procedure di calcolo.
|
Il computo dei
giorni, che ai noi pare una delle questioni più semplici e
automatiche, ha subito nei secoli varie traversie, tanto da far
intervenire astronomi, sovrani e pontefici (volendo stilare un
elenco per difetto) a rimaneggiare date, durata dell’anno e sue
suddivisioni.
Per quanto
riguarda la storia romana, il più antico calendario prenderebbe il
nome addirittura dal mitico fondatore Romolo e pare fosse suddiviso
in dieci mesi di 30 e 31 giorni per un totale di 304. Di scarsa
utilità pratica, tanto che alcuni storici ne mettono in dubbio
persino l’esistenza poiché una tale suddivisione del tempo avrebbe
portato a lungo andare a sfasare vistosamente il naturale ciclo
delle stagioni con quanto segnalato dal calendario con la
conseguente necessità di periodici aggiustamenti, il calendario di
Romolo è criticato anche dagli antichi.
Già Ovidio,
infatti, ammette che il primo re di Roma doveva essere “più versato
nelle armi che nelle stelle” e probabilmente la predilezione del
“fondatore” per la suddivisione decimale dell’anno doveva derivare
dalla mistica attrazione dei Romani per il numero 10, lo stesso
delle dita delle mani, utilizzato da Romolo anche per suddividere i
gruppi dei senatori e le unità militari.
Sempre a Romolo si
devono i primi nomi romani dei mesi: Martis (dal nome del dio della
guerra), Aprilis (forse con riferimento all’allevamento dei maiali),
Maius (da Maia, antica divinità compagna di Vulcano e simbolo della
primavera), Junius (da Juno, Giunone). Gli altri, con un vistoso
calo di inventiva, seguono la semplice numerazione da cinque fino a
dieci (Quintilis, Sextilis, September, October, November e December).
E’ Numa Pompilio,
(il secondo re di Roma, storicamente esistito ma del quale ci
giungono solo notizie leggendarie, come il fatto che avrebbe avuto
come consigliera niente di meno che la Ninfa Egeria con la quale si
incontrava in un bosco sacro) colui al quale viene invece
tradizionalmente attribuita la prima suddivisione dell’anno in
dodici mesi con l’aggiunta di gennaio e febbraio, portando il totale
dei giorni a 355.
Alle stesso re si
fa risalire anche l’introduzione delle Kalendae (novilunio e primo
giorno di ogni mese, dedicato a Giunone, dea della nascita e a
Giano, dio del passaggio), delle nonae (il 5 dei mesi di 29 giorni e
il 7 dei mesi di 31) e delle Idus (il 13 dei mesi di 29 giorni e il
15 dei mesi di 31, giorni del plenilunio dedicati a Giove). Da
notare che nessuna delle tre suddivisioni cadeva in giorni pari,
verso i quali i Romani nutrivano una superstiziosa avversione.
Tali ripartizioni
del mese erano comunque fondamentali in quanto nell’antica Roma le
date si indicavano come giorni “mancanti” alle Idus, alle Kalende o
alle Nonae (ad esempio, il 13 marzo era denominato “III ante Idus
Martias”, 2 giorni alle Idi).
Pare però
prematura, da un punto di vista cronologico, l’attribuzione a Numa
Pompilio di tali ritocchi, perché una più realistica datazione del
primo calendario romano non può che risalire al VI secolo a.c. e
cioè almeno a duecento anni dopo il suo regno (cfr. Raymond Bloch
“La religione romana” – Collezione storica, Storia delle religioni –
a cura di Henri-Charles Puech- Laterza 1976- pag.548).
Questione di
paternità a parte, anche un siffatto calendario poneva i suoi
inconvenienti. Infatti, nonostante l’accorgimento di aggiungere ogni
due anni, dopo il giorno delle “terminalia” (23 febbraio), un mese
di 20 giorni, detto “intercalare” che consentiva di mediare la
lunghezza dell’anno lunare (354-355 giorni) con quello solare (365
giorni), il calcolo era purtroppo ancora impreciso perché risultava
un anno medio di 366 giorni e un quarto, più lungo di un giorno e un
quarto rispetto a quello solare. Rendendosi conto della sfasatura, i
Romani provarono ad adottare un correttivo studiato dai Greci che
consisteva nell’aggiungere solo ogni otto anni dei mesi
supplementari, ottenendo più o meno un anno di 365 giorni. Il
“brevetto” greco, tuttavia, era piuttosto complesso e di ardua
applicazione anche per la classe sacerdotale, depositaria fin dai
tempi più antichi dell’arte di misurare il tempo, con il risultato
che gli anni venivano arbitrariamente allungati o accorciati per
porre rimedio a semplici dimenticanze o per studiate convenienze
politiche.
La gestione del
calendario era infatti anticamente tenuta rigorosamente segreta e
potersi arrogare il privilegio di stabilire la durata dell’anno
consentiva di detenere un formidabile potere sulla vita sociale. Nel
304 a.C. la situazione divenne tanto esplosiva che il plebeo Gneo
Flavio si fece portavoce del malcontento popolare rubando
addirittura una copia dei codici riportanti il “segreto” del
calendario per esporla nel Foro e renderla di pubblico dominio.
Nonostante questo,
rimase attribuzione esclusiva della classe patrizia, di origine
sacerdotale, la decisione sul momento in cui inserire gli
aggiustamenti necessari al calendario, con il perpetrarsi di
scandalosi abusi.
Bisognerà
aspettare Giulio Cesare per arrivare alla prima, vera e sostanziale
riforma del calendario nel 46 a.c., il cosiddetto “anno di
confusione”.
Stando a quanto
raccontano le fonti, il soggiorno egiziano di Cesare, oltre a
regalare al grande condottiero esotici amori, gli aprì gli
orizzonti dell’antica sapienza astronomica del popolo del Nilo, che
basava l’anno sul Sole, sul sorgere di Sirio e sulla periodicità
delle inondazioni. Chiamati a sé i maggiori astronomi e matematici
dell’epoca, tra i quali Sosigene di Alessandria conosciuto alla
corte di Cleopatra, Cesare mise mano con decisione alla spinosa
questione del calendario, consapevole del fatto che così non si
poteva proprio andare avanti e incurante delle critiche dei suoi
avversari, che lo tacciavano di “voler governare anche le stelle”.
Per ordine di Cesare quell’anno durò 445 giorni (le fonti però sono
discordanti e forse furono 444 o addirittura 443) in modo tale da
sistemare una volta per tutte i conti. Venne confermato che i mesi
fossero 12, alternativamente di 30 e 31 giorni escluso febbraio che
ne contava 29. Da quel momento venne anche introdotto l’obbligo di
aggiungere un giorno in più ogni quattro anni al mese di febbraio,
il cosiddetto bis sexto kalendas Martias, da cui il nostro
termine bisestile.
L’anno di
“confusione” meritò a buon titolo questo epiteto, perché i problemi
furono molteplici, dalle questioni sulla regolarità dei contratti,
ai programmi di navigazione, alle diatribe fiscali (qualcuno si mise
anche a discutere sulla legittimità di incassare le tasse per quei
due mesi supplementari aggiunti), ma finalmente il popolo romano
poté dotarsi di una calendario ufficiale, pubblico e relativamente
preciso. A imperitura memoria dello storico evento, in seguito, il
Senato modificò il nome del mese Quintilis in Julius in onore di
Cesare.
Alla sua morte,
però, i pontefici ricominciarono a fare pasticci, intercalando
arbitrariamente l’anno bisestile ogni tre anziché ogni quattro anni
e continuarono così per 36 anni scombinando di nuovo tutti i
conti.
Augusto dovette
perciò rimettere mano al calendario e riconoscendo la validità delle
regole dettate da Cesare le fece incidere, pare, su delle tavole di
bronzo delle quali però non ci è pervenuta traccia.
In suo onore il
Senato cambiò il nome di Sextilis in Augustus. Poiché il mese
dedicato ad Augusto era di 30 giorni mentre quello dedicato a Cesare
era di 31, per non fare disparità, venne aumentato Augustus di un
giorno, accorciando febbraio a 28 negli anni normali e a 29 in
quelli bisestili. Nella stessa occasione, venne anche modificata la
durata di settembre, ottobre, novembre e dicembre portandola a
quella attuale.
Qualche altro
imperatore cercò di dare il proprio nome a uno dei mesi, ma simili
variazioni non sopravvissero al proprio ideatore. Tiberio, al quale
il senato aveva proposto il medesimo onore rifiutò, probabilmente
consapevole del ginepraio nel quali i Romani si sarebbero nuovamente
cacciati, e argutamente pose ai senatori delusi il problema di cosa
si sarebbe dovuto fare nel momento in cui si fosse giunti ad avere
più imperatori che mesi.
Con l’avvento del
cristianesimo, la discussa conversione di Costantino e la definitiva
elezione della religione cristiana quale culto ufficiale
dell’Impero, altre questioni vennero messe sul tavolo e affrontate
non senza difficoltà. Per la prima volta a Roma si cominciò a
parlare di settimana (sembra infatti che già i Babilonesi
suddividessero in questo modo gruppi di giorni mentre i romani
avevano usato fino a quel momento un raggruppamento di otto
giornate) e a individuare nella domenica il giorno sacro per
eccellenza. Lunghe furono le diatribe al riguardo, poiché alcuni
gruppi di cristiani di origine ebraica si ostinavano a voler
festeggiare il sabato secondo la tradizione del Sabbath. Con
l’editto del 321 Costantino pose fine alla questione individuando,
con buona mossa politica, nel “dies solis”(dedicato al Sole), il
giorno da riservare al culto, soluzione accettabile sia per i
cristiani, che ravvisavano in Gesù la “luce” del mondo, che per i
nostalgici delle credenze pagane ancora presenti.
Nella stessa
occasione vennero anche riconosciute le maggiori festività
cristiane.
E’ importante
notare che con l’avvento del cristianesimo, per la obiettiva
difficoltà di cancellare dall’animo popolare usanze e cerimonie
instaurate da secoli e divenute patrimonio culturale comune ormai
irrinunciabile, molte feste del calendario pagano romano vennero
“riciclate”, al punto che tuttora molte delle nostre ricorrenze
religiose derivano proprio dai riti e dalle feste dei nostri
antenati.
La festa di S.
Antonio, ad esempio, che cade il 17 gennaio e nella quale è usanza
far benedire i frutti della terra e gli animali per propiziare la
nuova stagione, deriva dalle Ferie Sementive. Analogamente, la
Candelora vede le sue radici nei Lupercali romani. Il Natale cade il
25 dicembre, lo stesso giorno del solstizio d’inverno dedicato
anticamente alla festa del Sole Vittorioso, il dio creatore del
cosmo. Una chiara “contaminazione” pagana è a maggior ragione
ravvisabile anche in alcune tradizioni cristiane arcaiche, come il
fatto che nel V secolo molti cristiani si inchinavano verso il sole
prima di entrare in San Pietro. Fino a noi sono giunte anche altre
tradizioni. Le nostre strenne natalizie, ad esempio, derivano il
loro nome dall’usanza antica di scambiarsi a Capodanno rami di
alloro raccolti nel bosco di Strenia. Nella Pasqua cristiana,
poi, sono chiaramente ravvisabili le memorie delle feste in onore
della dea Cibele, la Grande Madre, e i riti della resurrezione di
suo figlio Attis.
Riguardo alla
Pasqua e tornando al fatidico 321 d.C., anno del concilio di Nicea,
corre l’obbligo di ricordare che la definizione del giorno in cui
fare cadere tale festività, fu la questione che più fece arrovellare
le menti dei vescovi riuniti.
La confusione
regnava sovrana anche perché “…la resurrezione di Gesù Cristo ebbe
luogo durante la Pasqua ebraica, che viene celebrata in conformità
alle fasi lunari del calendario ebraico. Ne consegue che, rispetto
al calendario solare, la data della Pasqua ebraica e di quella
cristiana è destinata a variare di anno in anno. Per i primi
cristiani la questione costituì un vero e proprio enigma, poiché non
erano in possesso delle conoscenze astronomiche necessarie per
sincronizzare in modo preciso le fasi della Luna con l’anno
solare.”(David Ewing Duncan – Calendario –Piemme 1999).
Costantino pose
rimedio piuttosto pragmaticamente alla questione, imponendo ai
vescovi di mettersi d’accordo e stabilire regole precise anche se
indipendenti dalla precisione astronomica. Un bel problema, anche
perché nell’unica fonte storica disponibile, i Vangeli, nessuno dei
testimoni della crocifissione di Cristo e della successiva
risurrezione si era preso la briga di indicare la data di quegli
eventi e, oltretutto, gli stessi Vangeli recano indicazioni, oltre
che sommarie anche vagamente contraddittorie, ma comunque tutte
facenti riferimento al mese ebraico di Nisan. Finalmente si arrivò
ad una decisione e ad una regola accettata all’unanimità: ”…la
Pasqua cadrà la prima domenica successiva al primo plenilunio
seguente l’equinozio, ma non coinciderà mai con la Pasqua ebraica” (D.E.
Duncan, Ibidem), perché, come scrive lo stesso Costantino, “non
dovremmo avere nulla in comune con gli ebrei perché il Salvatore ci
ha mostrato un’altra via.”
Poiché il tutto,
comunque, si basava sul calendario di Cesare, che, pur essendo
abbastanza preciso non era immune da un errore di 11 minuti (unità
di misura temporale peraltro sconosciuta ai romani) si erano già
accumulati giorni di sfasatura rispetto al reale equinozio, fissato
arbitrariamente dal concilio di Nicea il 21 marzo. Sulla questione
dell’equinozio le diatribe tra la Chiesa d’Oriente e d’Occidente,
continuarono nel tempo, tanto che Agostino d’Ippona (354-430),
vescovo e teologo dei cui scritti Le Confessioni e La Città di Dio
costituiscono una pietra miliare tra le opere cristiane, scrive
inviperito in una delle sue lettere che nel 387 gli Alessandrini
avevano celebrato la Pasqua il 25 aprile, i Romani il 18 e
addirittura i cristiani di Gallia in una data ancora diversa.
Giorno più giorno
meno e questioni teologiche a parte, ci sono giunte testimonianze
archeologiche che confermano la struttura degli antichi calendari
romani e delle quali le più interessanti sono certamente le più
antiche. Spicca tra queste un calendario scolpito, precedente alla
riforma di Giulio Cesare, ritrovato ad Anzio ed unico nel suo
genere.
I calendari romani
esistevano in varie versioni a seconda dell’utilizzo per il quale
erano predisposti.

I calendari
pubblici indicavano tutte le feste e le caratteristiche dei 365
giorni dell’anno, oltre ai Fasti consolari e trionfali. Poiché i
mercati, momenti salienti della vita commerciale, si svolgevano a
intervalli regolari di otto giorni, già in età precesarea questo
aveva portato a raggruppare i giorni in gruppi (nundinae),
sostituiti, come abbiamo visto solo in seguito dalle settimane. I
giorni che formavano le nundinae venivano indicati nei calendari con
le lettere dell’alfabeto dalla A alla H, ripetute nell’ordine.
Altre lettere e
abbreviazioni erano utilizzate per indicare i vari aspetti della
giornata. “F” significava Fausto e quindi giorno adatto allo
svolgimento di tutte le attività pubbliche; “N” stava per Nefastus,
e perciò da dedicare solo ad attività religiose; “EN” erano invece
giorni “così così”, fasti solo nella parte centrale e nefasti nelle
altre. Diverse indicazioni si riferivano invece al tipo di festività
religiosa e al luogo dei riti (es: Dianae in Aventino significava
Festa del tempio di Diana sull’Aventino, Vestalia stava per Feste
in onore di Vesta, ecc.). Accanto ai nomi delle feste erano anche
presenti altre sigle: Q.ST.D.F. (Quando STercus Delatum Fas) che
stava a precisare come il giorno in questione divenisse fausto solo
dopo che fosse stata portata via la sporcizia dal tempio di Vesta in
occasione della pulizia annuale (il 15 giugno), oppure Q.R.C.F.
(Quando Rex Comitiavit Fas) che indicava i giorni 24 marzo e 24
maggio come fausti solo dopo che il capo sacerdote avesse adempiuto
ad alcune incombenze relative ai comizi.
Per uso privato,
invece, esistevano calendari astrologici, che recavano anche
l’indicazione dei setti pianeti e dei dodici segni zodiacali.
I commercianti
preferivano usare una semplice tavola nella quale venivano indicati
solo i giorni di mercato e le città del circondario nelle quali
avrebbero dovuto recarsi per vendere le proprie merci.
La vita dei campi
era scandita da calendari a cippo, nei quali, su ognuna delle
quattro facce, erano indicati tre mesi con il rispettivo nome, il
segno zodiacale corrispondente, il numero dei giorni, la durata in
ore del giorno e della notte e la posizione del sole rispetto allo
zodiaco, oltre agli equinozi, i solstizi e i lavori agricoli più
importanti da fare, nonché le feste delle divinità protettrici dei
raccolti.
Anche l’esercito
era dotato di propri calendari, diffusi soprattutto in epoca
imperiale. I giorni segnalati, in questo caso, riportavano
soprattutto date importanti connesse alla vita dell’Imperatore e le
festività in cui onorare le divinità prettamente militari quali il
Sole e Mitra.
Mille stratagemmi,
calcoli, questioni per risolvere come contare il tempo. E se siamo
tentati di pensare che il suo scorrere troppo veloce sia per noi
fonte di stress, possiamo consolarci riflettendo sul fatto che già
Platone lamenta che ai suoi tempi gli avvocati erano “in preda alla
clepsydra, mai liberi”. E’ certamente più comodo dare un’occhiata al
nostro polso e vedere l’ora in un bell’orologio, magari dotato di un
sofisticato meccanismo di calendario perpetuo (portafoglio
permettendo) piuttosto che affidarsi ad un macchinoso congegno ad
acqua!!.
Bibliografia :
-
Autori Vari - Vita quotidiana
nell’Italia antica - vol. 2 – Arnoldo Mondadori Editore 1993
-
Henry-Charles Puech - Storia delle
religioni – Vol.1 – Collezione storica Edizioni Laterza 1976
-
Armando Torno – La truffa del tempo –
Arnaldo Mondadori Editore 1999
-
David Ewing Duncan –
Calendario – Edizioni Piemme 1999
prof.ssa Rosa Petrucci |
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