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Il calendario romano

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  • Festività Romane - Calendario

    Il calendario romano: storia e curiosità

    A cura di Taras66

    Pubblicato il 11/03/2005

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    Alcune curiosità sul calendario romano. L'origine dei mesi.

    Il calendario romano

     

    Parlando di marzo e delle “ Idi di marzo ”, a proposito di Cesare e del suo assassinio a Roma, viene spontaneo chiedersi: cosa sono le ” idi di marzo ”? Ebbene si tratta di un giorno particolare del mese, secondo il calendario romano, che capitava il 15 o il 13 di ciascun mese; cadeva il 15 nei mesi di 31 giorni, marzo, maggio, luglio, ottobre (ricordate il famoso mar-ma-lu-ot, artificio mnemonico usato nelle scuole ?), mentre cadeva il 13 negli altri mesi.

     

    Chiariamo subito perché le “ Idi ” rappresentavano una data particolare. I Romani non calcolavano i giorni del mese come si fa attualmente, contando dal primo all’ultimo giorno, cioè 1, 2, 3, 4 e così via. Ma essi avevano introdotto nel loro calendario 3 date fisse, Kalende (kalendae,-arum), None (nonae,-arum) e Idi (idus,-us), in base alle quali si stabilivano i vari giorni. In breve i Romani indicavano i giorni come precedenti o posteriori a Kalende , None ed Idi , tenendo presente che le Kalende cadevano sempre il primo giorno del mese, le None il 7° o il 5°, secondo lo stesso criterio delle Idi .

    Il termine Kalendae , è un termine greco che deriva dal verbo kalèo ( kale' w = chiamare), così detto perché il primo del mese il pontefice minor , nell’età più antica, al primo apparire della luna nuova chiamava a raccolta il popolo   sul colle Capitolino per annunciare il principio del mese . Dal termine Kalendae derivò poi il nome calendario . Ancora oggi, nell’uso comune si pronuncia spesso la frase “ rimandare alle calende greche ”, modo di dire che significa “rimandare ad una data indefinita, impossibile”, tenendo presente che nel calendario greco non esistevano le calende.

     

    Qualche altra curiosità sul calendario romano riguarda i mesi. In origine, nella Roma antica, in base al calendario di Romolo, l’anno aveva inizio a marzo, così detto dal dio Marte cui era dedicato il mese. Perché l’inizio proprio con marzo? Semplicemente perché il nome rifletteva il carattere essenzialmente agricolo dell’attività produttiva dei Romani; infatti a marzo iniziava il lavoro nei campi dopo la pausa invernale. Pare che lo spostamento successivo a gennaio, della data d’inizio dell’anno, sia avvenuto nel 153 a.C. con il cambiamento della forma di governo, cioè dalla monarchia alla repubblica e conseguente istituzione dei consoli. Infatti i consoli entravano in carica puntualmente il primo giorno dell’anno, in gennaio.

     

    Quanto ai nomi attribuiti a ciascun mese, di solito essi erano legati ad una divinità o ad una ricorrenza particolare: gennaio, dal dio Giano; febbraio ( = februarius ) è da collegarsi con il verbo februare (=purificare) , perché con febbraio terminava il vecchio anno e i cittadini celebravano una grandiosa cerimonia di purificazione. Aprile deriva il suo nome probabilmente, ( infatti non vi sono opinioni concordi in merito), dal verbo aperire ( = aprire) in riferimento all’aprirsi della natura con l’arrivo della primavera.

    Abbastanza controverso il nome “maggio” ( maius ) derivato secondo alcuni dalla dea Maia, madre di Mercurio. Altri autori invece lo mettono in relazione all’antica divisione della popolazione attribuita a Romolo, in maiores (gli anziani) e iuniores (i giovani); da cui maggio ( maius ) e giugno ( iunius). Luglio (= Iulius ) prese il nome proprio da   Giulio, come Agosto (= Augustus ) da Augusto.

    Per il resto settembre (= september ), ottobre (= october ), novembre (= november ), dicembre (= december ), sono rispettivamente il settimo, ottavo, nono e decimo mese dell’anno, secondo l’antica suddivisione dell’anno in 10 mesi, prima della riforma di Giulio Cesare.

    Ci sono poi le varie festività, distribuite lungo il corso dell’anno, e cioè le cosidette feriae, feste pubbliche.

    Per esempio Agonalia , Carmentalia , Lupercalia ,   Regifugium , Parilia , Consualia , ecc. contrassegnano tutti i mesi dell’anno con manifestazioni e celebrazioni di riti molto seguiti dai Romani.

    Ma di questi festeggiamenti parleremo un’altra volta.

     

    Per chi voglia approfondire questo argomento, qualunque buon dizionario di latino riporta nelle sue pagine fuori testo tutti i dettagli e le notizie che si riferiscono al calendario romano.

    Una vera a propria trattazione molto ampia ed esauriente la trovate nel sito Lacus Curtius , gestito magistralmente da Bill Thayer, sito che è una vera miniera di notizie ed informazioni su tutti gli aspetti del mondo romano: istituzioni, leggi, commercio, matrimonio, magistrature ecc.

    Ovviamente tutto in inglese!

     

     

    Il Calendario Romano

    Il nostro calendario civile trae origine dall'antico calendario romano, basato sulle fasi lunari e costituito, inizialmente da dieci mesi per un totale di 304 giorni. L'anno aveva inizio con il mese di marzo ( martius , dedicato al dio della guerra, Marte), poi aprile ( aprilis , forse una divinità etrusca), maggio ( maius , in onore di Maia, madre di Mercurio), giugno ( junius , in onore di Giunone) e poi di seguito quintile ( quintilis , quinto mese), sestile ( sextilis , sesto mese) settembre ( september , cioè septem ab imbre , ovvero settimo dopo le piogge), ottobre, novembre e dicembre ( october , november , december ).

    Naturalmente, così come era strutturato, l'anno non rispettava il ciclo delle stagioni, per cui vennero aggiunti, secondo la tradizione da Numa Pompilio, due mesi , gennaio ( januarius , dedicato a Giano) e febbraio ( februarius , vocabolo arcaico che significa purificare, perché in tal mese, considerato nefasto, si svolgevano i rito espiatori).

    Pur così suddiviso, l'anno aveva ancora durata insoddisfacente rispetto ai cicli stagionali, per cui si susseguirono vari accorgimenti per ovviare a tale inconveniente: fu istituita l'aggiunta di un tredicesimo mese, il cosiddetto mese marcedonio ( marcedonius , così chiamato perché durante esso si pagavano i mercenari) ad anni alterni; i Decemviri istituirono un periodo di otto anni (octaeteride), entro cui intercalare un mese di 22 giorni e via dicendo, con soluzioni più o meno cervellotiche, che non fecero altro che aumentare ancor più la confusione che regnava sull'argomento.

    Finalmente, nel 46 a.C., Giulio Cesare, con l'ausilio dell'astronomo greco Sosigene, mise mano alla riforma del calendario, imponendo l'abbandono delle vecchie e caotiche usanze ed istituendo quello oggi noto come "calendario giuliano", basato sul ciclo solare di 365 giorni e 6 ore. Su proposta di Marco Antonio, il mese quintilis fu rinominato julius (luglio) in onore di Giulio Cesare e nell'8 a.C. il Senato decreto che sextilis fosse chiamato augustus (agosto), per celebrare la gloria e il nome dell'imperatore.

    Il mese aveva tre giorni fissi, corrispondenti alle tre fasi lunari (novilunio, primo quarto e plenilunio):

    Nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, le none e le idi cadevano rispettivamente il 7 e il 15 del mese. I professori di latino di una volta solevano suggerire la parolina 'mar-ma-lu-ot'' per ricordare questi mesi.

    I giorni fissi si esprimevano con l'ablativo (complemento di tempo determinato) aggiungendo a Kalendae, Nonae, Idus , il nome del mese concordato come aggettivo. Esempio:

    1 gennaio = Kalendis Ianuariis ;

    5 aprile = Nonis Aprilibus ;

    15 ottobre = Idibus Octobribus .

    Tutti gli altri giorni del mese si esprimevano riferendosi ai tre giorni fissi nel modo seguente:

    1. Il giorno immediatamente precedente una delle tre date fisse si esprimeva con pridie e il nome del giorno in accusativo. Esempio:

      4 aprile = pridie nonas Apriles .

    2. Qualunque altro giorno del mese, intermedio ad uno dei giorni fissi, veniva indicato contando il numero di giorni che mancavano per arrivare alla data fissa successiva, computando tanto il giorno di partenza che quello di arrivo. Il numero ottenuto veniva espresso con l'ordinale in ablativo ed era seguito da ante e l'accusativo della data fissa o, più comunemente, si anteponeva ante a tutta l'espressione in accusativo. Esempio:

      24 marzo = Die nono ante kalendas Apriles ; oppure

      Ante diem nonum kalendas Apriles .

    Ogni quattro anni, per recuperare il giorno in più che si accumulava considerando le 6 ore ogni anno, veniva aggiunto un giorno, contando due volte il 24 febbraio e poiché, come si è detto, il 24 febbraio è il die sexto ante kalendas Martias , il giorno aggiunto fu chiamato bis sextus e, di conseguenza, l'anno venne chiamato bisestilis .

    Per quanto riguarda il computo degli anni, essi si indicavano in due modi diversi:

    1. Facendo riferimento ai consoli in carica. Esempio:

      Gn. Domitio, C. Sosilio consulibus = Durante il consolato di Gneo Domizio e di Caio Sosilio.

    2. Facendo riferimento alla data di fondazione di Roma (753 a.C.). Esempio:

    Anno quingentesimo tertio ab Urbe condita = Nell'anno 503 dalla fondazione di Roma.

    Giorni

    Marzo, Maggio, Luglio, Ottobre

    31 giorni

    Gennaio, Agosto, Dicembre

    31 giorni

    Aprile, Giugno, Settembre, Nov.

    30 giorni

    Febbraio

    28 o 29 giorni (bisestile)

    1

    Kalendis

    Kalendis

    Kalendis

    Kalendis

    2

    a.d. VI Nonas

    a.d. IV Nonas

    a.d. IV Nonas

    a.d. IV Nonas

    3

    a.d. V

    a.d. III

    a.d. III

    a.d. III

    4

    a.d. IV

    Pridie

    Pridie

    Pridie

    5

    a.d. III

    Nonis

    Nonis

    Nonis

    6

    Pridie

    a.d VIII Idus

    a.d. VIII Idus

    a.d. VIII Idus

    7

    Nonis

    a.d. VII

    a.d. VII

    a.d. VII

    8

    a.d. VIII Idus

    a.d. VI

    a.d. VI

    a.d. VI

    9

    a.d. VII

    a.d. V

    a.d. V

    a.d. V

    10

    a.d. VI

    a.d. IV

    a.d. IV

    a.d. IV

    11

    a.d. V

    a.d. III

    a.d. III

    a.d. III

    12

    a.d. IV

    Pridie

    Pridie

    Pridie

    13

    a.d. III

    Idibus

    Idibus

    Idibus

    14

    Pridie

    a.d. XIX Kalendas

    a.d. XVIII Kalendas

    a.d. XVI Kalendas

    15

    Idibus

    a.d. XVIII

    a.d. XVII

    a.d. XV

    16

    a.d. XVII Kalendas

    a.d. XVII

    a.d. XVI

    a.d. XIV

    17

    a.d. XVI

    a.d. XVI

    a.d. XV

    a.d. XIII

    18

    a.d. XV

    a.d. XV

    a.d. XIV

    a.d. XII

    19

    a.d. XIV

    a.d. XIV

    a.d. XIII

    a.d. XI

    20

    a.d. XIII

    a.d. XIII

    a.d. XII

    a.d. X

    21

    a.d. XII

    a.d. XII

    a.d. XI

    a.d. IX

    22

    a.d. XI

    a.d. XI

    a.d. X

    a.d. VIII

    23

    a.d. X

    a.d. X

    a.d. IX

    a.d. VII

    24

    a.d. IX

    a.d. IX

    a.d. VIII

    a.d. VI

    25

    a.d. VIII

    a.d. VIII

    a.d. VII

    a.d. V

    26

    a.d. VII

    a.d. VII

    a.d. VI

    a.d. IV

    27

    a.d. VI

    a.d. VI

    a.d. V

    a.d. III

    28

    a.d. V

    a.d. V

    a.d. IV

    Pridie

    29

    a.d. IV

    a.d. VI

    a.d. III

    30

    a.d. III

    a.d. III

    Pridie

    31

    Pridie

    Pridie

    Luigi Chiosi
      Copyright ©1998-2007 Discipulus.it - info@discipulus.it
    La riforma del calendario voluta da Giulio Cesare ebbe un avvio piuttosto travagliato.

    La struttura del calendario non ha più subito modifiche significative, salvo per la piccola correzione nel computo degli anni bisestili del 1582 ( calendario gregoriano ). Nomi e lunghezze dei mesi sono ancora oggi quelle stabilite da Cesare e da Augusto.




    In epoca repubblicana i Romani usavano il cosiddetto calendario di Numa che fu soggetto ad abusi ed errori che portarono a uno sfasamento medio di tre mesi rispetto alle stagioni; l'estate era slittata a ottobre e novembre mesi che ai tempi di Numa erano autunnali.

    Per rimettere ordine in questa situazione Giulio Cesare, verosimilmente durante la sua spedizione in Egitto del 47AC (-46), incaricò l'astronomo alessandrino Sosigene di progettare un nuovo calendario più funzionale (vedi passo di Plinio ). Tale calendario, che prese il nome di giuliano, entrò in vigore nel 46AC (-45) che fu un anno del tutto eccezionale; per riallineare i mesi alle stagioni tradizionali si dovettero inserire due mesi straordinari tra novembre e dicembre oltre ad un'ultima intercalazione del mese Mercedonio (vedi un passo di Svetonio ); si ritiene dunque che quell'anno sia stato di 456 giorni.

    Il calendario andò a regime nel 45AC (-44): abolito il mese mercedonio i mesi erano dodici alternativamente di 31 e 30 giorni, salvo febbraio che ne aveva 29, e ogni 4 anni un giorno intercalare in più, detto bis-sextum; quest'ultimo anno prese il nome di bisestile. In questo modo l'anno viene ad avere una durata media di 365 giorni e 6 ore, alcuni minuti più del vero (e già Ipparco aveva calcolato tale lunghezza in 365g 5h e 55m, solo 7 minuti più della stima moderna), un errore che evidentemente Sosigene considerò trascurabile, ma che porterà molti secoli più tardi all'introduzione del calendario gregoriano .

    Nei primi anni di applicazione del nuovo calendario si verificò un errore di interpretazione delle regole stabilite da Sosigene e nell'anno -7 (8AC) Augusto dovette introdurre alcune correzioni .


    Il calendario giuliano viene oggi usato in cronologia anche per gli eventi precedenti il 46AC; si parla in questo caso di calendario giuliano analettico .



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    I romani cominciarono a costruire orologi solari, le meridiane, e ad acqua, le clessidre, soltanto a partire dal II sec. a.C., ad imitazione dei greci.
    Il mese di Gennaio nel calendario romano
    In precedenza, per misurare lo scorrere del tempo, si basavano sulla posizione del sole: quando si trovava nel suo punto più alto, a mezzogiorno, un suono di tromba lo annunciava alla città.
    I romani dividevano le ore del giorno in due parti: 12 diurne (dalle 6 alle 18 o dall'alba al tramonto) e 12 notturne (dalle 18 di sera alle 6 di mattina). [ clicca qui per vedere lo schema ]
    Le ore erano però più lunghe d'estate, perché il giorno dura più della notte, e più corte d'inverno.
    Le 12 ore del giorno calcolate dalle 6 alle 18 erano chiamate hora prima, hora secunda, hora tertia ecc. Perciò data una qualsiasi ora, dalle 6 alle 18, per esprimere la corrispondente ora latina alla nostra si deve togliere 6, e ricordarsi di rendere il numero che resta con l'ordinale, non col cardinale: p.es. prendiamo le nostre ore 13, togliamo 6 e avremo 7, cioè l'ora settima dei romani.
    Viceversa, l' hora septima , con l'aggiunta di 6, diventa le 13.
    Il mezzogiorno era l' hora sexta , donde la parola "siesta".
    La notte era divisa in 4 periodi detti "vigilie" di 3 ore ciascuna e corrispondevano a 4 turni di guardia (infatti vigil vuol dire sentinella). La prima vigilia andava dalle 18 alle 21, la seconda dalle 21 alle 24, la terza dalle 24 alle 3, la quarta delle 3 alle 6. Sembra che le vigilie fossero fissate lasciando bruciare candele di una lunghezza precisa.
    Durante il regno di Romolo i 10 mesi dell'anno erano computati in modo irrazionale: alcuni risultavano di 20 giorni, altri di 35, altri di più ancora. Non si aveva cognizione della differenza tra anno solare e anno lunare. Ogni anno praticamente aveva 360 giorni, per cui era più vicino al ciclo lunare.
    Il primo mese era marzo, consacrato a Marte, dio della guerra, perché con l'arrivo della buona stagione si dava inizio alle campagne militari. Il secondo mese, aprile, era dedicato ad Afrodite o ai germogli delle piante, che spuntano appunto in questo mese, come vuole la parola latina "aperio".
    Maggio invece era dedicato a Maia, madre di Ermes o Mercurio, mentre Giugno era dedicato a Giunone o Era. Un'altra versione sostiene però che maggio provenga da "maiores" e giugno da "iuniores", anziani e giovani.
    Il quinto mese dopo marzo si chiamava "quintile", il sesto "sestile" ecc. Settembre, ottobre, novembre e dicembre erano il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese, che era l'ultimo.
    Il re Numa Pompilio calcolò invece la differenza tra anno solare e anno lunare in 11 giorni (che è la differenza tra 365 e 354) e raddoppiò gli 11 giorni e li aggiunse ogni due anni al mese di febbraio sotto forma di mese intercalare con 22 giorni. Ma questa correzione ne richiederà altre ancora maggiori.
    Poi nel suo calendario, che voleva avere un significato più civile che militare, mise gennaio ("januarius" da "janua", che vuol dire porta, che apre e chiude, simbolo del dio Giano) al primo posto, febbraio (che significa qualcosa come "purificazione", perché in questo mese i romani portavano le offerte ai morti e celebravano la festa dei Lupercali) al secondo e marzo al terzo. In pratica aggiunse due mesi al calendario di Romolo.
    Il calendario era affisso sui muri dei templi e i giorni erano segnati da una lettera: F (fasto), N (non fasto), C (comiziale, giorno in cui si potevano tenere assemblee).
    Nei giorni fasti si pensava che gli uomini godessero dell'appoggio degli dèi, perciò i tribunali erano aperti ed era possibile intraprendere nuove attività. Nei giorni nefasti era invece meglio non cominciare lavori nuovi.
    I mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese corrispondeva al novilunio (luna nuova) ed era chiamato "calende", donde il nome "calendario".
    Il plenilunio (luna piena), verso la metà del mese, era il giorno delle "idi", consacrato a Giove. Fra le calende e le idi cadevano le "none", nel giorno in cui appariva il primo quarto.
    Per indicare un giorno del mese i romani contavano indietro a partire dalle calende, none, idi del mese successivo: p.es., il 24 febbraio (mese di 28 giorni) era il sesto giorno prima delle calende di marzo. Si contava praticamente così: 1 marzo (calende di marzo), 28 febbraio, 27 febbraio, 26 febbraio, 25 febbraio, 24 febbraio = sei giorni.
    Soltanto nel VI sec. d.C. questo metodo fu sostituito dalla numerazione in avanti.
    L'anno basato sui cicli della luna è più corto di 11 giorni e un quarto rispetto all'anno solare, perciò il calendario romano restava indietro rispetto al sole e la differenza aumentava di anno in anno, nonostante i tentativi fatti per correggerla.
    Al tempo di Giulio Cesare i mesi non corrispondevano più alle stagioni effettive: p.es. quando il calendario segnava marzo, il grano era già maturo ed era ora di mietere. Solo i sacerdoti conoscevano la durata esatta dell'anno e usavano aggiungere all'improvviso il cosiddetto mese intercalare, chiamato "mercedonio", sulla base della riforma di Numa.
    Per rimediare ai molti inconvenienti, nel 46 a.C. Cesare affidò a Sosigene, astronomo di Alessandria d'Egitto, l'incarico di modificare il calendario.
    Quest'ultimo fissò la durata di 30 giorni per i mesi di aprile, giugno, settembre e novembre, di 28 per febbraio e di 31 per tutti gli altri. Inoltre, calcolando la durata dell'anno solare in 365 giorni e 6 ore, venne introdotto l'anno bisestile, stabilendo che ogni quattro anni, il mese di febbraio avesse 29 giorni al posto di 28. "Bisestili" perché il 24 di febbraio (cioè il sesto giorno prima delle calende di marzo) veniva contato due volte (bis=due volte, sextus=sesto giorno). Fu necessario aggiungere all'anno 46 ben tre mesi supplementari. [ clicca qui per vedere il calendario di Cesare ]
    Dopo la morte di Cesare inoltre il mese "quintile" prese il nome di luglio, a ricordo della gens Iulia.
    Invece dopo la morte di Augusto il sestile fu chiamato agosto.
    I romani avevano inoltre una settimana di otto giorni: dopo sette giorni di lavoro i contadini avevano un giorno di riposo per recarsi al mercato, sbrigare i propri affari ecc. Solo nel III sec. d.C. decisero di adottare la settimana di sette giorni.
    Il nome dei giorni della settimana ha origine dai pianeti, secondo le credenze romane: lunedì era dedicato alla luna (lunae dies = giorno della luna), martedì a Marte, mercoledì a Mercurio, giovedì a Giove, venerdì a Venere. La parola "sabato" invece proviene dall'ebraico e significa "riposo", mentre la parola "domenica" ha origine cristiana e significa "giorno del signore", a ricordo della resurrezione di cui si parla nei vangeli. Molte civiltà al posto di "giorno del signore" usano "giorno del sole" (p.es. sunday o sonntag).
    Per indicare gli anni i romani citavano i nomi dei due consoli in carica per quell'anno ("sotto il consolato di... e di..."). Verso la fine della repubblica fissarono un punto di partenza per il conto degli anni, scegliendo il 21 aprile 753 a.C., data della fondazione di Roma. Nel VI sec. adottarono l'anno di nascita di Cristo.
    Ma ora per saperne molto di più e fare delle prove clicca qui

    Calendario romano

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    Il Calendario romano cambiò forma diverse volte fra la Fondazione di Roma e la Caduta dell'Impero Romano . All'inizio era un calendario lunare diviso in 10 mesi , con inizio alla luna piena di marzo (il 15), e tradizionalmente inventato da Romolo , il fondatore di Roma nel 753 a.C. . Tuttavia sembra fosse basato sul Calendario lunare greco .

    I mesi all'epoca erano: Marzo (31 giorni), Aprile (30 giorni), Maggio (31 giorni), Giugno (30 giorni), Quintile (31 giorni), Sestile (30 giorni), Settembre (30 giorni), Ottobre (31 giorni), Novembre (30 giorni) e Dicembre (30 giorni). Perciò l'anno del calendario durava 304 giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non trovavano posto nel calendario.

    Secondo il bramino indiano Bal Gangadhar Tilak [1] , il calendario romano di dieci mesi sarebbe nato presso una popolazione originaria di una regione nei pressi dell' Artico , dove la notte polare durava due mesi: in questi due mesi il sole non sorgeva e quindi non si contavano i giorni. Questa stessa popolazione avrebbe dato origine ai Veda , studiando i quali Tilak giunse a questa conclusione. Negli ambienti scientifici questa tesi è generalmente considerata priva di fondamento, ma ha avuto un certo favore presso alcuni ambienti tradizionalisti , pagani o meno.

    La prima riforma del calendario fu attribuita a Numa Pompilio , il secondo dei tradizionali sette Re di Roma . Si dice che abbia ridotto i mesi di 30 giorni a 29 e di aver aggiunto Gennaio (29 giorni) e Febbraio (28 giorni) alla fine del calendario all'incirca nel 713 a.C. , e quindi portò la lunghezza dell' anno di calendario a 355 giorni. Questo lasciava ancora una lacuna di circa 10 giorni. Per prevenire lo slittamento dell'anno di calendario rispetto all'anno solare, si aggiunse, ogni due anni, un mese "bisestile" di 27 o 28 giorni, Mercedonio, alla fine di Febbraio che fu accorciato a 23 giorni.

    Indice

    [ nascondi ]

    Il calendario giuliano [ modifica ]

    La seconda e definitiva riforma fu voluta da Giulio Cesare : il calendario da lui introdotto nel 46 a.C. è chiamato calendario giuliano . Esso eliminò il mese di Mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni, e introdusse l' anno bisestile . Il calendario giuliano rimase in uso per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero romano, finché fu sostituito dal calendario gregoriano .

    I Romani avevano il nome per tre giorni di ogni mese. Il primo era il giorno delle Calende , da cui deriva la parola Calendario , questo era il primo giorno di ogni mese. Gli altri due giorni erano le None e le Idi . Questi due giorni erano mobili: in molti mesi cadevano il quinto ed il tredicesimo giorno, ma in Marzo, Maggio, Quintile e Ottobre, cadevano il settimo ed il quindicesimo giorno. Questo sistema era in origine basato sulle fasi della Luna . Le Calende erano il giorno della luna nuova . Le None erano il giorno della mezza luna . Le Idi erano il giorno della luna piena .

    Prima della riforma di Numa Pompilio, questi giorni erano probabilmente dichiarati a seconda delle condizioni della luna. Successivamente tuttavia furono stabiliti a giorni fissi.

    Mesi con Idi e None cadenti il 13° e 5° giorno: Gennaio, Febbraio, Aprile, Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre
    Mesi con Idi e None cadenti il 15° e 7° giorno: Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre

    Il modo di indicare una data era molto differente da quello attuale del calendario occidentale. I Romani non contavano i giorni retrospettivamente dall'inizio del mese (cioè primo, secondo, terzo ecc ... giorno dall'inizio del mese), ma contavano in avanti i giorni mancanti al primo dei loro giorni con nome. Un po' oggi si potrebbero contare i giorni mancanti ad una data molto attesa. Inoltre, per disgrazia dei moderni storici, contavano "tutto incluso" cosicché il 2 settembre è considerato 4 giorni prima del 5 settembre, invece di 3.

    A titolo di esempio si riporta qui lo sviluppo del mese di Settembre

    Calende di Settembre 1 settembre
    il giorno dopo le Calende di Settembre 2 settembre
    3 giorni alle None di Settembre 3 settembre
    il giorno anteriore alle None di Settembre 4 settembre
    None di Settembre 5 settembre
    il giorno dopo le None di Settembre 6 settembre
    7 giorni alle Idi di Settembre 7 settembre
    6 giorni alle Idi di Settembre 8 settembre
    5 giorni alle Idi di Settembre 9 settembre
    4 giorni alle Idi di Settembre 10 settembre
    3 giorni alle Idi di Settembre 11 settembre
    il giorno anteriore alle Idi di Settembre 12 settembre
    le Idi di Settembre 13 settembre
    il giorno dopo le Idi di Settembre 14 settembre
    17 giorni alle Calende di Ottobre 15 settembre
    16 giorni alle Calende di Ottobre 16 settembre
    15 giorni alle Calende di Ottobre 17 settembre
    14 giorni alle Calende di Ottobre 18 settembre
    13 giorni alle Calende di Ottobre 19 settembre
    12 giorni alle Calende di Ottobre 20 settembre
    11 giorni alle Calende di Ottobre 21 settembre
    10 giorni alle Calende di Ottobre 22 settembre
    9 giorni alle Calende di Ottobre 23 settembre
    8 giorni alle Calende di Ottobre 24 settembre
    7 giorni alle Calende di Ottobre 25 settembre
    6 giorni alle Calende di Ottobre 26 settembre
    5 giorni alle Calende di Ottobre 27 settembre
    4 giorni alle Calende di Ottobre 28 settembre
    3 giorni alle Calende di Ottobre 29 settembre
    il giorno anteriore alle Calende di Ottobre 30 settembre
    Calende di Ottobre 1 ottobre

    Si noti che contando tutto incluso ed avendo un nome speciale per il giorno anteriore ad uno di quelli col nome nel Calendario Romano non esiste la possibilità di dire:"2 giorni a..."

    Prima del Calendario giuliano , i mesi (Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre) che avevano le Idi il 15, avevano 31 giorni e gli altri mesi ne avevano 29, eccetto Febbraio con 28. Occasionalmente fu aggiunto il mese di Mercedonio con 22 o 23 giorni. Questo avrebbe dovuto avvenire ad anni alternati, ma in pratica avvenne meno spesso causando così la necessità di una riforma.

    Nei primi tempi della Repubblica Romana , gli anni non venivano contati. Invece erano individuati col nome dei Consoli che erano in carica (Per la corrispondenza si veda Consoli Repubblicani Romani ). Successivamente nella tarda Repubblica si cominciò a contarli dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita) che tradizionalmente veniva fissata nel 753 a.C. . Perciò in alcune iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall' acronimo AVC (dove il segno "V" sta per "U") che indica appunto Ab Urbe Condita .

    Durante il tardo Impero si usò anche contare dall'insediamento di Diocleziano con la sigla AD che sta per Anno Diocletiani da non confondere con AD usato nel medioevo col significato di Anno Domini

    I Mesi [ modifica ]

    I mesi del Calendario Romano erano 12:

    Ianuarius Dedicato al dio Ianus ( Giano ) Gennaio
    Februarius Mese della Februa (Febbre), festività Romana Febbraio
    Martius Dedicato al dio Mars ( Marte ) Marzo
    Aprilis Dedicato alla dea Venus ( Venere ), Aprile
    Maius Dedicato alla dea Maia ( Maia ) Maggio
    Iunius Dedicato alla dea Iuno ( Giunone ) Giugno
    Prima Quinctilis (Quinto mese), poi Iulius Dedicato a Gaio Giulio Cesare Luglio
    Prima Sextil (Sesto mese), poi Augustus Dedicato all' Imperatore Augusto Agosto
    September Settimo mese Settembre
    October Ottavo mese Ottobre
    November Nono Mese Novembre
    December Decimo mese Dicembre

    La settimana [ modifica ]

    I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina . Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo.

    Fu Costantino I , nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di 7 giorni corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica , mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani . I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.

    Italiano Latino (pagani) Latino (cristiani)
    Domenica Solis dies Dies dominicus
    Lunedì Lunae dies Feria secunda
    Martedì Martis dies Feria tertia
    Mercoledì Mercurii dies Feria quarta
    Giovedì Iovis dies Feria quinta
    Venerdì Veneris dies Feria sexta
    Sabato Saturni dies Sabbatum
    Collabora a Wikiquote ( LA ) «  Dies dicti sunt a deis quorum nomina Romani quibusdam stellis dedicaverunt. Primum enim diem a Sole appellaverunt, qui princeps est omnium stellarum ut idem dies caput omnium diorum. Secundum diem a Luna appellaverunt, quae ex Sole lucem accepit. Tertium ab stella Martis, quae vesper appellatur. Quartum ab stella Mercurii. Quintum ab stella Jovis. Sextus a Veneris stella, quam Luciferum appellaverunt, quae inter omnes stellas plurimum lucis habet. Septimum ab stella Saturni, quae dicitur cursum suum triginta annis explere. Apud Hebraecos autem dies primus dicitur unus dies sabbati, qui apud nos dies dominicus est, quem pagani Soli dedicaverunt. Sabbatum autem septimus dies a dominico est, quem pagini Saturno dedicaverunt.  » Collabora a Wikiquote ( IT ) «  I giorni erano chiamati secondo gli déi con i nomi dei quali i Romani intitolavano le stelle. Il primo dei giorni fu dedicato al Sole, che era il principe di tutte le stelle ed era il giorno di tutti gli déi. Il secondo giorno fu intitolato alla Luna, che riceve la luce dal sole. Il terzo alla stella Marte, che è chiamata Vespro (perché compare per prima di sera). Il quarto alla stella Mercurio. Il quinto alla stella Giove. Il sesto alla stella Venere, che chiamano Lucifero, che ha la maggiore luce tra tutte le stelle. Il settimo alla stella Saturno, che si dice impieghi trent'anni nel suo percorso celeste. Tra gli Ebrei tuttavia il primo giorno è detto il giorno del Sabato, che da noi è il giorno del Signore, e che i pagani dedicavano al Sole. Il Sabato comunque è il settimo giorno da quello del Signore, che i pagani dedicavano a Saturno.  »
    ( Isidoro di Siviglia , Origine 5.30 )

    Le ore [ modifica ]

    Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il tramonto veniva diviso in 12 ore ( horae ). La durata delle ore era variabile in quanto dipendeva dal tempo effettivo di luce. All'equinozio la durata di un'ora era pari ad una nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al solstizio d'estate era maggiore. Il punto mediano era l' hora sexta , mezzogiorno ( meridies ). Nella vita militare la notte era divisa in 4 vigiliae o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media. Nella vita civile si usavano dei termini più generici per le varie parti della notte. Si riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.

    Italiano Latino
    Da mezzanotte alle 3 tertia vigilia
    Dalle 3 alle 6 quarta vigilia
    Dalle 6 alle 7 hora prima
    Dalle 7 alle 8 hora secunda
    Dalle 8 alle 9 hora tertia
    Dalle 9 alle 10 hora quarta
    Dalle 10 alle 11 hora quinta
    Dalle 11 alle 12 hora sexta
    Dalle 12 alle 13 hora septima
    Dalle 13 alle 14 hora octava
    Dalle 14 alle 15 hora nona
    Dalle 15 alle 16 hora decima
    Dalle 16 alle 17 hora undecima
    Dalle 17 alle 18 hora duodecima
    Dalle 18 alle 21 prima vigilia
    Dalle 21 a mezzanotte secunda vigilia

    Note [ modifica ]

    1. ^ Bal Gangadhar Tilak, La dimora artica nei Veda . Genova, ECIG, 1994. ISBN 8875456054 .

    Voci correlate [ modifica ]

    Collegamenti esterni [ modifica ]

    Estratto da " http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_romano "

    Calendario romano

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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    Il Calendario romano cambiò forma diverse volte fra la Fondazione di Roma e la Caduta dell'Impero Romano . All'inizio era un calendario lunare diviso in 10 mesi , con inizio alla luna piena di marzo (il 15), e tradizionalmente inventato da Romolo , il fondatore di Roma nel 753 a.C. . Tuttavia sembra fosse basato sul Calendario lunare greco .

    I mesi all'epoca erano: Marzo (31 giorni), Aprile (30 giorni), Maggio (31 giorni), Giugno (30 giorni), Quintile (31 giorni), Sestile (30 giorni), Settembre (30 giorni), Ottobre (31 giorni), Novembre (30 giorni) e Dicembre (30 giorni). Perciò l'anno del calendario durava 304 giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non trovavano posto nel calendario.

    Secondo il bramino indiano Bal Gangadhar Tilak [1] , il calendario romano di dieci mesi sarebbe nato presso una popolazione originaria di una regione nei pressi dell' Artico , dove la notte polare durava due mesi: in questi due mesi il sole non sorgeva e quindi non si contavano i giorni. Questa stessa popolazione avrebbe dato origine ai Veda , studiando i quali Tilak giunse a questa conclusione. Negli ambienti scientifici questa tesi è generalmente considerata priva di fondamento, ma ha avuto un certo favore presso alcuni ambienti tradizionalisti , pagani o meno.

    La prima riforma del calendario fu attribuita a Numa Pompilio , il secondo dei tradizionali sette Re di Roma . Si dice che abbia ridotto i mesi di 30 giorni a 29 e di aver aggiunto Gennaio (29 giorni) e Febbraio (28 giorni) alla fine del calendario all'incirca nel 713 a.C. , e quindi portò la lunghezza dell' anno di calendario a 355 giorni. Questo lasciava ancora una lacuna di circa 10 giorni. Per prevenire lo slittamento dell'anno di calendario rispetto all'anno solare, si aggiunse, ogni due anni, un mese "bisestile" di 27 o 28 giorni, Mercedonio, alla fine di Febbraio che fu accorciato a 23 giorni.

    Indice

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    Il calendario giuliano [ modifica ]

    La seconda e definitiva riforma fu voluta da Giulio Cesare : il calendario da lui introdotto nel 46 a.C. è chiamato calendario giuliano . Esso eliminò il mese di Mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni, e introdusse l' anno bisestile . Il calendario giuliano rimase in uso per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero romano, finché fu sostituito dal calendario gregoriano .

    I Romani avevano il nome per tre giorni di ogni mese. Il primo era il giorno delle Calende , da cui deriva la parola Calendario , questo era il primo giorno di ogni mese. Gli altri due giorni erano le None e le Idi . Questi due giorni erano mobili: in molti mesi cadevano il quinto ed il tredicesimo giorno, ma in Marzo, Maggio, Quintile e Ottobre, cadevano il settimo ed il quindicesimo giorno. Questo sistema era in origine basato sulle fasi della Luna . Le Calende erano il giorno della luna nuova . Le None erano il giorno della mezza luna . Le Idi erano il giorno della luna piena .

    Prima della riforma di Numa Pompilio, questi giorni erano probabilmente dichiarati a seconda delle condizioni della luna. Successivamente tuttavia furono stabiliti a giorni fissi.

    Mesi con Idi e None cadenti il 13° e 5° giorno: Gennaio, Febbraio, Aprile, Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre
    Mesi con Idi e None cadenti il 15° e 7° giorno: Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre

    Il modo di indicare una data era molto differente da quello attuale del calendario occidentale. I Romani non contavano i giorni retrospettivamente dall'inizio del mese (cioè primo, secondo, terzo ecc ... giorno dall'inizio del mese), ma contavano in avanti i giorni mancanti al primo dei loro giorni con nome. Un po' oggi si potrebbero contare i giorni mancanti ad una data molto attesa. Inoltre, per disgrazia dei moderni storici, contavano "tutto incluso" cosicché il 2 settembre è considerato 4 giorni prima del 5 settembre, invece di 3.

    A titolo di esempio si riporta qui lo sviluppo del mese di Settembre

    Calende di Settembre 1 settembre
    il giorno dopo le Calende di Settembre 2 settembre
    3 giorni alle None di Settembre 3 settembre
    il giorno anteriore alle None di Settembre 4 settembre
    None di Settembre 5 settembre
    il giorno dopo le None di Settembre 6 settembre
    7 giorni alle Idi di Settembre 7 settembre
    6 giorni alle Idi di Settembre 8 settembre
    5 giorni alle Idi di Settembre 9 settembre
    4 giorni alle Idi di Settembre 10 settembre
    3 giorni alle Idi di Settembre 11 settembre
    il giorno anteriore alle Idi di Settembre 12 settembre
    le Idi di Settembre 13 settembre
    il giorno dopo le Idi di Settembre 14 settembre
    17 giorni alle Calende di Ottobre 15 settembre
    16 giorni alle Calende di Ottobre 16 settembre
    15 giorni alle Calende di Ottobre 17 settembre
    14 giorni alle Calende di Ottobre 18 settembre
    13 giorni alle Calende di Ottobre 19 settembre
    12 giorni alle Calende di Ottobre 20 settembre
    11 giorni alle Calende di Ottobre 21 settembre
    10 giorni alle Calende di Ottobre 22 settembre
    9 giorni alle Calende di Ottobre 23 settembre
    8 giorni alle Calende di Ottobre 24 settembre
    7 giorni alle Calende di Ottobre 25 settembre
    6 giorni alle Calende di Ottobre 26 settembre
    5 giorni alle Calende di Ottobre 27 settembre
    4 giorni alle Calende di Ottobre 28 settembre
    3 giorni alle Calende di Ottobre 29 settembre
    il giorno anteriore alle Calende di Ottobre 30 settembre
    Calende di Ottobre 1 ottobre

    Si noti che contando tutto incluso ed avendo un nome speciale per il giorno anteriore ad uno di quelli col nome nel Calendario Romano non esiste la possibilità di dire:"2 giorni a..."

    Prima del Calendario giuliano , i mesi (Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre) che avevano le Idi il 15, avevano 31 giorni e gli altri mesi ne avevano 29, eccetto Febbraio con 28. Occasionalmente fu aggiunto il mese di Mercedonio con 22 o 23 giorni. Questo avrebbe dovuto avvenire ad anni alternati, ma in pratica avvenne meno spesso causando così la necessità di una riforma.

    Nei primi tempi della Repubblica Romana , gli anni non venivano contati. Invece erano individuati col nome dei Consoli che erano in carica (Per la corrispondenza si veda Consoli Repubblicani Romani ). Successivamente nella tarda Repubblica si cominciò a contarli dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita) che tradizionalmente veniva fissata nel 753 a.C. . Perciò in alcune iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall' acronimo AVC (dove il segno "V" sta per "U") che indica appunto Ab Urbe Condita .

    Durante il tardo Impero si usò anche contare dall'insediamento di Diocleziano con la sigla AD che sta per Anno Diocletiani da non confondere con AD usato nel medioevo col significato di Anno Domini

    I Mesi [ modifica ]

    I mesi del Calendario Romano erano 12:

    Ianuarius Dedicato al dio Ianus ( Giano ) Gennaio
    Februarius Mese della Februa (Febbre), festività Romana Febbraio
    Martius Dedicato al dio Mars ( Marte ) Marzo
    Aprilis Dedicato alla dea Venus ( Venere ), Aprile
    Maius Dedicato alla dea Maia ( Maia ) Maggio
    Iunius Dedicato alla dea Iuno ( Giunone ) Giugno
    Prima Quinctilis (Quinto mese), poi Iulius Dedicato a Gaio Giulio Cesare Luglio
    Prima Sextil (Sesto mese), poi Augustus Dedicato all' Imperatore Augusto Agosto
    September Settimo mese Settembre
    October Ottavo mese Ottobre
    November Nono Mese Novembre
    December Decimo mese Dicembre

    La settimana [ modifica ]

    I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina . Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo.

    Fu Costantino I , nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di 7 giorni corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica , mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani . I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.

    Italiano Latino (pagani) Latino (cristiani)
    Domenica Solis dies Dies dominicus
    Lunedì Lunae dies Feria secunda
    Martedì Martis dies Feria tertia
    Mercoledì Mercurii dies Feria quarta
    Giovedì Iovis dies Feria quinta
    Venerdì Veneris dies Feria sexta
    Sabato Saturni dies Sabbatum
    Collabora a Wikiquote ( LA ) «  Dies dicti sunt a deis quorum nomina Romani quibusdam stellis dedicaverunt. Primum enim diem a Sole appellaverunt, qui princeps est omnium stellarum ut idem dies caput omnium diorum. Secundum diem a Luna appellaverunt, quae ex Sole lucem accepit. Tertium ab stella Martis, quae vesper appellatur. Quartum ab stella Mercurii. Quintum ab stella Jovis. Sextus a Veneris stella, quam Luciferum appellaverunt, quae inter omnes stellas plurimum lucis habet. Septimum ab stella Saturni, quae dicitur cursum suum triginta annis explere. Apud Hebraecos autem dies primus dicitur unus dies sabbati, qui apud nos dies dominicus est, quem pagani Soli dedicaverunt. Sabbatum autem septimus dies a dominico est, quem pagini Saturno dedicaverunt.  » Collabora a Wikiquote ( IT ) «  I giorni erano chiamati secondo gli déi con i nomi dei quali i Romani intitolavano le stelle. Il primo dei giorni fu dedicato al Sole, che era il principe di tutte le stelle ed era il giorno di tutti gli déi. Il secondo giorno fu intitolato alla Luna, che riceve la luce dal sole. Il terzo alla stella Marte, che è chiamata Vespro (perché compare per prima di sera). Il quarto alla stella Mercurio. Il quinto alla stella Giove. Il sesto alla stella Venere, che chiamano Lucifero, che ha la maggiore luce tra tutte le stelle. Il settimo alla stella Saturno, che si dice impieghi trent'anni nel suo percorso celeste. Tra gli Ebrei tuttavia il primo giorno è detto il giorno del Sabato, che da noi è il giorno del Signore, e che i pagani dedicavano al Sole. Il Sabato comunque è il settimo giorno da quello del Signore, che i pagani dedicavano a Saturno.  »
    ( Isidoro di Siviglia , Origine 5.30 )

    Le ore [ modifica ]

    Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il tramonto veniva diviso in 12 ore ( horae ). La durata delle ore era variabile in quanto dipendeva dal tempo effettivo di luce. All'equinozio la durata di un'ora era pari ad una nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al solstizio d'estate era maggiore. Il punto mediano era l' hora sexta , mezzogiorno ( meridies ). Nella vita militare la notte era divisa in 4 vigiliae o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media. Nella vita civile si usavano dei termini più generici per le varie parti della notte. Si riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.

    Italiano Latino
    Da mezzanotte alle 3 tertia vigilia
    Dalle 3 alle 6 quarta vigilia
    Dalle 6 alle 7 hora prima
    Dalle 7 alle 8 hora secunda
    Dalle 8 alle 9 hora tertia
    Dalle 9 alle 10 hora quarta
    Dalle 10 alle 11 hora quinta
    Dalle 11 alle 12 hora sexta
    Dalle 12 alle 13 hora septima
    Dalle 13 alle 14 hora octava
    Dalle 14 alle 15 hora nona
    Dalle 15 alle 16 hora decima
    Dalle 16 alle 17 hora undecima
    Dalle 17 alle 18 hora duodecima
    Dalle 18 alle 21 prima vigilia
    Dalle 21 a mezzanotte secunda vigilia

    Note [ modifica ]

    1. ^ Bal Gangadhar Tilak, La dimora artica nei Veda . Genova, ECIG, 1994. ISBN 8875456054 .

    Voci correlate [ modifica ]

    Collegamenti esterni [ modifica ]

    Estratto da " http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_romano "
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    CALENDARIO ROMANO

     

     

    Nell'antica Roma il primo giorno del mese, le Kalendae , i sacerdoti annunciavano al popolo le date importanti del mese.

    Da Kalendae deriva il termine "calendario" (inglese calendar , francese calendrier , tedesco Calender , spagnolo calendario , portoghese calendario ).

    Dal calendario riformato da Giulio Cesare deriva la struttura del calendario utilizzato in Occidente e in molti altri paesi del mondo.

     

    Località : Roma

    Epoca : VIII secolo a.C. - IV secolo d.C.


    INDICE

     

    STRUTTURA DEL CALENDARIO ROMANO

    FESTE DEL CALENDARIO ROMANO

    CALENDARIO ROMANO PERPETUO

     

    Ianuarius Februarius Martius Aprilis Maius Iunius
    Iulius Augustus September October November December

     


    RINVII

     

    DIZIONARIO DELLE FESTE DELLA ANTICA ROMA

    2007 - CALENDARIO ANTICA ROMA - 2007

    2007 CALENDARIO ANTICA ROMA 2007 (pdf)

     


    STRUTTURA DEL CALENDARIO ROMANO

    L'anno

    I Romani usavano originariamente un calendario lunare in cui il mese corrispondeva ad una lunazione. Le Calende erano il novilunio e le Idi corrispondevano al plenilunio. Le None era una data intermedia tra le Calende e le Idi: erano il nono giorno prima delle Idi.

    Romolo stabilì che l'anno avesse 10 mesi, ma Numa Pompilio lo portò a 12 mesi per farlo coincidere con l'anno solare.

    Furono fatti diversi tentativi per sincronizzare il calendario lunare con quello solare. Ciò nonostante nel primo secolo a.C. lo sfasamento era arrivato ad alcuni mesi.

    Nel 46 a.C. Giulio Cesare riformò il calendario su base solare. L'anno venne fissato in 365 giorni e si introdussero i giorni bisestili con cadenza quadriennale. Il calendario giuliano è alla base di quello attualmente in uso. Nel 1582 papa Gregorio XIII apportò alcune correzioni per cui il nostro calendario è chiamato gregoriano.

    Gli anni venivano contati ab Urbe condita , ossia a partire dalla fondazione di Roma, 753 a.C.

    I mesi

    A partire da Numa Pompilio i mesi furono dodici. Egli aggiunse gennaio e febbraio.

    Italiano Latino
    Gennaio Januarius
    Febbraio Februarius
    Marzo Martius
    Aprile Aprilis
    Maggio Maius
    Giugno Iunius
    Luglio Quintilis poi Iulius
    Agosto Sextilis poi Augustus
    Settembre September
    Ottobre October
    Novembre November
    Dicembre December

     

    L'inizio dell'anno originariamente era fissato a marzo. Dal 153 a.C. venne portato a gennaio.

    Nel 44 a.C. il Senato romano, su proposta di Marco Antonio cambiò il nome di Quinctilis in Iulius , in onore di Giulio Cesare.

    Nell'8 d.C. il mese di Sextilis venne chiamato Augustus in onore di Cesare Ottaviano Augusto.

    La durata dei mesi oscillò intorno ai 30 giorni. L'ultima correzione venne apportata da Ottaviano che allungò di un giorno il mese di Agosto per farlo uguale a Luglio.

    La settimana

    I Romani avevano inizialmente una periodicità scandita su una base di otto giorni: la nundina . Il nome derivava dal modo di contare che includeva sia il giorno di partenza che il giorno di arrivo.

    Fu Costantino, nel IV secolo d.C., ad introdurre la settimana, di origine orientale, facendo un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. La durata di 7 giorni corrispondeva alle attese dei cristiani che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani. I cristiani affiancarono alla denominazione ufficiale dei giorni delle denominazioni loro proprie, in particolare per il sabato e la domenica.

    Italiano Latino (pagani) Latino (cristiani) Inglese
    Lunedì Lunae dies Feria secunda Monday
    Martedì Martis dies Feria tertia Tuesday
    Mercoledì Mercurii dies Feria quarta Wednesday
    Giovedì Iovis dies Feria quinta Thursday
    Venerdì Veneris dies Feria sexta Friday
    Sabato Saturni dies Sabbatum Saturday
    Domenica Solis dies Dies dominicus Sunday

    I giorni

    I Romani contavano i giorni non in riferimento al mese, ma in riferimento alle Calende, alle None e alle Idi. Si contavano quanti giorni mancavano alla solennità successiva tenendo conto sia del giorno di partenza che del giorno di arrivo.

    Invece di dire " il 12 di marzo " dicevano " mancano quattro giorni alle Idi di marzo ", ossia al plenilunio. Questo computo derivava dal calendario lunare dove si era soliti dire quanti giorni mancavano alla luna piena piuttosto che dire quanti giorni erano passati dall'ultima luna piena.

    Qualità dei giorni

    I Romani qualificavano i giorni in funzione delle attività religiose e civili che potevano essere svolte.

    Tipo Significato Note
    F Dies fastus Giorno in cui le azioni legali erano permesse
    N Dies nefastus Giorno in cui le azioni legali non erano permesse
    EN Dies intercisus, endotercisus Giorni nefasti all'inizio e alla fine, ma fasti in mezzo
    C Dies comitialis Giorni in cui si potevano tenere i Comizi ossia le assemblee pubbliche
    NP   Festa religiosa pubblica
    FP   Festa religiosa pubblica

     

    Le ore

    Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole. Il periodo tra l'alba ed il tramonto veniva diviso in 12 ore ( horae ). La durata delle ore era variabile in quanto dipendeva dal tempo effettivo di luce. All'equinozio la durata di un'ora era pari ad una nostra ora, ma al solstizio d'inverno era minore ed al solstizio d'estate era maggiore.

    Il punto mediano era l' hora sexta , mezzogiorno ( meridies ).

    Nella vita militare la notte era divisa in 4 vigiliae o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media.

    Nella vita civile si usavano dei termini più generici per le varie parti della notte.

    Si riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.

    Italiano Latino
    Da mezzanotte alle 3 tertia vigilia
    Dalle 3 alle 6 quarta vigilia
    Dalle 6 alle 7 hora prima
    Dalle 7 alle 8 hora secunda
    Dalle 8 alle 9 hora tertia
    Dalle 9 alle 10 hora quarta
    Dalle 10 alle 11 hora quinta
    Dalle 11 alle 12 hora sexta
    Dalle 12 alle 13 hora septima
    Dalle 13 alle 14 hora octava
    Dalle 14 alle 15 hora nona
    Dalle 15 alle 16 hora decima
    Dalle 16 alle 17 hora undecima
    Dalle 17 alle 18 hora duodecima
    Dalle 18 alle 21 prima vigilia
    Dalle 21 a mezzanotte secunda vigilia

     

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    CALENDARIO ROMANO PERPETUO

     

    Si riporta in una tabella complessiva il calendario romano. Dalla tabella è possibile ricavare il nome dato a ciascun giorno. Per le festività si rimanda a Feste del Calendario Romano .

     

      MARTIUS
    MAIUS
    IULIUS
    OCTOBER
    IANUARIUS
    AUGUSTUS
    DECEMBER
    APRILIS
    IUNIUS
    SEPTEMBER
    NOVEMBER
    FEBRUARIUS FEBRUARIUS
    (annus intercalarius)
     
    1

    Kalendis Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus

    Kalendis Ianuariis, Augustis, Decembribus

    Kalendis Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus

    Kalendis Februariis

    Kalendis Februariis

    1
    2

    ante diem sextum Nonas Martias, Maias, Iulias, Octobres

    ante diem quartum Nonas Ianuarias, Augustas, Decembres ante diem quartum Nonas Apriles, Iunias, Septembres, Novembres ante diem quartum Nonas Februarias ante diem quartum Nonas Februarias 2
    3

    ante diem quintum Nonas ...

    ante diem tertium Nonas ... ante diem tertium Nonas ... ante diem tertium Nonas ... ante diem tertium Nonas ... 3
    4

    ante diem quartum Nonas ...

    pridie Nonas ... pridie Nonas ... pridie Nonas ... pridie Nonas ... 4
    5

    ante diem tertium Nonas ...

    Nonis Ianuariis, Augustis, Decembribus Nonis Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus Nonis Februariis Nonis Februariis 5
    6

    pridie Nonas ...

    ante diem octavum Idus Ianuarias, Augustas, Decembres ante diem octavum Idus Apriles, Iunias, Septembres, Novembres ante diem octavum Idus Februarias ante diem octavum Idus Februarias 6
    7

    Nonis Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus

    ante diem septimum Idus ... ante diem septimum Idus ... ante diem septimum Idus ... ante diem septimum Idus ... 7
    8

    ante diem octavum Idus Martias, Maias, Iulias, Octobres

    ante diem sextum Idus ... ante diem sextum Idus ... ante diem sextum Idus ... ante diem sextum Idus ... 8
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    ante diem septimum Idus ...

    ante diem quintum Idus ... ante diem quintum Idus ... ante diem quintum Idus ... ante diem quintum Idus ... 9
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    ante diem sextum Idus ...

    ante diem quartum Idus ... ante diem quartum Idus ... ante diem quartum Idus ... ante diem quartum Idus ... 10
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    ante diem quintum Idus ...

    ante diem tertium Idus ... ante diem tertium Idus ... ante diem tertium Idus ... ante diem tertium Idus ... 11
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    ante diem quartum Idus ...

    pridie Idus ... pridie Idus ... pridie Idus ... pridie Idus ... 12
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    ante diem tertium Idus ...

    Idibus Ianuariis, Augustis, Decembribus Idibus Aprilibus, Iuniis, Septembribus, Novembribus Idibus Februariis Idibus Februariis 13
    14

    pridie Idus ...

    ante diem undevicesimum Kalendas Februarias, Septembres, Ianuarias ante diem duodevicesimum Kalendas Maias, Iulias, Octobres, Decembres

    ante diem sextum Kalendas Martias

    ante diem sextum Kalendas Martias

    14
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    Idibus Martiis, Maiis, Iuliis, Octobribus

    ante diem duodevicesimum Kalendas ... ante diem septimum decimum Kalendas ...

    ante diem quintum decimum Kalendas ...

    ante diem quintum decimum Kalendas ...

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    ante diem septimum decimum Kalendas Apriles, Iunias, Augustas, Novembres

    ante diem septimum decimum Kalendas ...

    ante diem sextum decimum Kalendas ...

    ante diem quartum decimum Kalendas ...

    ante diem quartum decimum Kalendas ...

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    ante diem sextum decimum Kalendas ...

    ante diem sextum decimum Kalendas ...

    ante diem quintum decimum Kalendas ...

    ante diem tertium decimum Kalendas ...

    ante diem tertium decimum Kalendas ...

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    ante diem quintum decimum Kalendas ...

    ante diem quintum decimum Kalendas ...

    ante diem quartum decimum Kalendas ...

    ante diem duodecimum Kalendas ...

    ante diem duodecimum Kalendas ...

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    ante diem quartum decimum Kalendas ...

    ante diem quartum decimum Kalendas ...

    ante diem tertium decimum Kalendas ...

    ante diem undecimum Kalendas ...

    ante diem undecimum Kalendas ...

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    ante diem tertium decimum Kalendas ...

    ante diem tertium decimum Kalendas ...

    ante diem duodecimum Kalendas ...

    ante diem decimum Kalendas ...

    ante diem decimum Kalendas ...

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    ante diem duodecimum Kalendas ...

    ante diem duodecimum Kalendas ...

    ante diem undecimum Kalendas ...

    ante diem nonum Kalendas ...

    ante diem nonum Kalendas ...

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    ante diem octavum Kalendas ...

    ante diem octavum Kalendas ...

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    ante diem septimum Kalendas ...

    ante diem septimum Kalendas ...

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    ante diem nonum Kalendas ...

    ante diem octavum Kalendas ...

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    ante diem octavum Kalendas ...

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    ante diem septimum Kalendas ...

    ante diem quintum Kalendas ...

    ante diem bis sextum Kalendas ...

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    ante diem septimum Kalendas ...

    ante diem septimum Kalendas ...

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    ante diem quartum Kalendas ...

    ante diem quintum Kalendas ...

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    ante diem sextum Kalendas ...

    ante diem sextum Kalendas ...

    ante diem quintum Kalendas ...

    ante diem tertium Kalendas ...

    ante diem quartum Kalendas ...

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    ante diem quintum Kalendas ...

    ante diem quintum Kalendas ...

    ante diem quartum Kalendas ...

    pridie Kalendas ...

    ante diem tertium Kalendas ...

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    ante diem quartum Kalendas ...

    ante diem quartum Kalendas ...

    ante diem tertium Kalendas ...

     

    pridie Kalendas ...

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    ante diem tertium Kalendas ...

    ante diem tertium Kalendas ...

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    pridie Kalendas ...

    pridie Kalendas ...

     

        31
      MARTIUS
    MAIUS
    IULIUS
    OCTOBER
    IANUARIUS
    AUGUSTUS
    DECEMBER
    APRILIS
    IUNIUS
    SEPTEMBER
    NOVEMBER
    FEBRUARIUS FEBRUARIUS
    (annus intercalarius)
     

     

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    FESTE DEL CALENDARIO ROMANO

     

    I Romani avevano 45 giorni di feriae publicae e 22 giorni di festività singole obbligatorie. Inoltre avevano 12 giorni di ludi singoli e 103 di ludi raggruppati su più giorni. Pur ammettendo che alcune feste non fossero rigidamente osservate o coincidessero con altre festività, rimane il fatto che circa la metà dell'anno era non lavorativa.

    La distizione tra dies fasti e dies nefasti aveva un carattere essenzialmente giuridico religioso.

    La distinzione tra dies festi , ossia le feriae publicae , e dies profesti concerneva invece l'attività lavorativa.

    I dies religiosi , ossia le Calende, le None e le Idi, erano assimilati ai dies festi ed il lavoro era vietato.

    Il primo giorno del mese, le Calende, era sacro a Giunone. Il 13 o 15 del mese, le Idi, era sacro a Giove.

    La religione romana era parte della vita dello Stato ( Res publica ). I riti servivano a propiziarsi gli dei affinché proteggessero lo Stato. Quando un nemico veniva vinto i suoi dei venivano portati nell'Urbe. A Roma venne edificato il Pantheon, un tempio dedicato a tutti gli dei.

    Non esisteva un clero di professione, l'esercizio sacerdotale era assimilato ad una carica pubblica. Il Sommo Pontefice in età repubblicana veniva eletto dal popolo e in età imperiale era lo stesso imperatore. Giulio Cesare fu facilitato nella sua carriera politica proprio dalla elezione a Sommo Pontefice. L'imperatore Graziano (367-383) fu l'ultimo Pontefice Massimo, infatti rinunciò al titolo nel 376.

    Il tempio era la casa di un dio, dove era conservata la sua statua o una qualche sua rappresentazione. All'esterno del tempio si svolgevano i riti con la partecipazione del popolo. Fu solo in età imperiale che alcuni culti provenienti dall'Oriente, come quello di Iside, richiesero la costruzione di aree recintate, come l' Isiacum , dove singoli individui si potessero riunire per celebrare i riti e pregare.

    I riti dovevano essere effettuati secondo regole precise e pubblicamente, di fronte al popolo. I ludi avevano un carattere sacro e facevano parte delle cerimonie religiose connesse con le festività.

    Il calendario delle festività era proclamato al popolo dai sacerdoti all'inizio di ogni mese.

     

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    Astronomia e Calendari
    La cronologia degli astronomi
    Le ere


    Evento Astronomi Storici
    Fondazione di Roma -752 753AC
    Eclissi di Talete -584 585AC
    Morte di Alessandro Magno -322 323AC
    Battaglia di Pidna
    ed eclissi di Luna
    -167 168AC
    Assassinio di Cesare -43 44AC
    ... -2 3AC
    ... -1 2AC
    ... 0 1AC
    ... +1 1DC
    ... +2 2DC

    Esiste una notazione astronomica dell' era cristiana , introdotta nel 1740 dall'astronomo Jacques Cassini (1677-1756) figlio del più noto Gian Domenico, che introduce l'anno zero e i numeri negativi per gli anni prima di Cristo.

    L'anno 1AC diviene l'anno 0, il 2AC diviene l'anno -1, il 3AC diviene il -2 e così via. In pratica per gli anni dopo Cristo non vi sono differenze, per quelli avanti Cristo la notazione astronomica usa un numero negativo che è, in valore assoluto, minore di uno rispetto a quello usato dagli storici.

    Per evitare confusioni è convenzione che gli anni contati astronomicamente siano indicati in modo algebrico e cioè con il meno davanti al numero e senza suffissi e gli anni contati in modo tradizionale siano scritti senza il meno ma con il suffisso AC (BC per gli anglofoni). È pertanto scorretto e ambiguo scrivere (come purtroppo capita a volte di leggere) cose come -44AC .

    Perchè è stata introdotta questa notazione?

    La cronologia dell'era cristiana non prevede un anno zero e passa direttamente dall'anno 1 AC all'anno 1 DC. Questa notazione pone problemi seri per i calcoli; se si deve calcolare il numero di anni passati tra due date si devono seguire regole diverse a seconda che gli anni siano entrambi prima o dopo di Cristo, o se siano invece uno prima e uno dopo Cristo.

    Per calcolare quanti anni sono passati tra il 1/Gen/1AC e il 1/Gen/1DC, la regola algebrica darebbe 2, mentre è evidente che di anno ne è passato uno solo. Lo stesso per qualsiasi coppia di anni discordi.

    Un esempio storico può illustrare i vantaggi della notazione astronomica:

    Ottavio Cesare ottenne dal senato il titolo di Augusto il 16 Gen 27AC e morì il 19 Ago 14DC. Quanti anni è durato il governo di Augusto?

    41 anni e 7 mesi? Errore! in realtà gli anni sono 40 e 7 mesi!

    Usando la cronologia astronomica questi paradossi sono evitati alla radice visto che l'inizio viene datato come 16 Gen -26. E 14 -(-26) = 40 come deve essere.


    Anche nella realizzazione di un calendario perpetuo è conveniente l'uso della cronologia degli astronomi. E così è anche per il caledario perpetuo per giorni e per mesi pubblicato in questo sito.

    Un ultimo punto a favore di questa cronologia: se fosse adottata universalmente non ci sarebbe più motivo di ambiguità e discussioni sull' inizio di secoli e millenni .


    Bibliografia:

    Questo sito
    Testo e fotografie sono di Paolo Bonavoglia (E-Mail: info@walkingitaly.com ) e possono essere riprodotti a condizione che venga citata esplicitamente la fonte con un link alla pagina originale e che la cosa non sia a fini di lucro.
    Sono benvenute le segnalazioni di eventuali errori nella pagina o nelle procedure di calcolo.

    Il computo dei giorni, che ai noi pare una delle questioni più semplici e automatiche, ha subito nei secoli varie traversie, tanto da far intervenire astronomi, sovrani e pontefici (volendo stilare un elenco per difetto) a rimaneggiare date, durata dell’anno e sue suddivisioni.

    Per quanto riguarda la storia romana, il più antico calendario prenderebbe il nome addirittura dal mitico fondatore Romolo e pare fosse suddiviso in dieci mesi di 30 e 31 giorni per un totale di 304. Di scarsa utilità pratica, tanto che alcuni storici ne mettono in dubbio persino l’esistenza poiché una tale suddivisione del tempo avrebbe portato a lungo andare a sfasare vistosamente il naturale ciclo delle stagioni con quanto segnalato dal calendario con la conseguente necessità di periodici aggiustamenti, il calendario di Romolo è criticato anche dagli antichi.

    Già Ovidio, infatti,  ammette che il primo re di Roma doveva essere “più versato nelle armi che nelle stelle” e probabilmente la predilezione del “fondatore” per la suddivisione decimale dell’anno doveva derivare dalla mistica attrazione dei Romani per il numero 10, lo stesso delle dita delle mani, utilizzato da Romolo anche per suddividere i gruppi dei senatori e le unità militari.

    Sempre a Romolo si devono i primi nomi romani dei mesi: Martis (dal nome del dio della guerra), Aprilis (forse con riferimento all’allevamento dei maiali), Maius (da Maia, antica divinità compagna di Vulcano e simbolo della primavera), Junius (da Juno, Giunone). Gli altri, con un vistoso calo di inventiva, seguono la semplice numerazione da cinque fino a dieci (Quintilis, Sextilis, September, October, November e December).

    E’  Numa Pompilio, (il secondo re di Roma, storicamente esistito ma del quale ci giungono solo notizie leggendarie, come il fatto che avrebbe avuto come consigliera niente di meno che la Ninfa Egeria con la quale si incontrava in un bosco sacro) colui al quale viene invece tradizionalmente attribuita la prima suddivisione dell’anno in dodici mesi con l’aggiunta di gennaio e febbraio, portando il totale dei giorni a 355.

    Alle stesso re si fa risalire anche  l’introduzione delle Kalendae (novilunio e primo giorno di ogni mese, dedicato a Giunone, dea della nascita e a Giano, dio del passaggio), delle nonae (il 5 dei mesi di 29 giorni e il 7 dei mesi di 31) e delle Idus (il 13 dei mesi di 29 giorni e il 15 dei mesi di 31, giorni del plenilunio dedicati a Giove). Da notare che nessuna delle tre suddivisioni cadeva in giorni pari, verso i quali i Romani nutrivano una superstiziosa avversione.

    Tali ripartizioni del mese erano comunque fondamentali in quanto nell’antica Roma le date si indicavano come giorni “mancanti” alle Idus, alle Kalende o alle Nonae (ad esempio, il 13 marzo era denominato “III ante Idus Martias”, 2 giorni alle Idi).

    Pare però prematura, da un punto di vista cronologico, l’attribuzione a Numa Pompilio di tali ritocchi, perché una  più realistica datazione del primo calendario romano  non può che risalire al VI secolo a.c. e cioè almeno a duecento anni dopo il suo regno (cfr. Raymond Bloch “La religione romana” – Collezione storica, Storia delle religioni – a cura di Henri-Charles Puech- Laterza 1976- pag.548).

    Questione di paternità a parte, anche un siffatto calendario poneva i suoi inconvenienti. Infatti, nonostante l’accorgimento di aggiungere ogni due anni, dopo il giorno delle “terminalia” (23 febbraio), un mese di 20 giorni, detto “intercalare” che consentiva di mediare la lunghezza dell’anno lunare (354-355 giorni) con quello solare (365 giorni), il calcolo era purtroppo ancora impreciso perché risultava un anno medio di 366 giorni e un quarto, più lungo di un giorno e un quarto rispetto a quello solare. Rendendosi conto della sfasatura, i Romani provarono ad adottare un correttivo studiato dai Greci che consisteva nell’aggiungere solo ogni otto anni dei mesi supplementari, ottenendo più o meno un anno di 365 giorni. Il “brevetto” greco, tuttavia, era piuttosto complesso e di ardua applicazione anche per la classe sacerdotale, depositaria fin dai tempi più antichi dell’arte di misurare il tempo, con il risultato che gli anni venivano arbitrariamente allungati o accorciati per porre rimedio a semplici dimenticanze o per studiate convenienze politiche.

    La gestione del  calendario era infatti anticamente tenuta rigorosamente segreta e potersi arrogare il privilegio di stabilire la durata dell’anno consentiva di detenere un formidabile potere sulla vita sociale. Nel 304 a.C. la situazione divenne tanto esplosiva che il plebeo Gneo Flavio si fece portavoce del malcontento popolare rubando addirittura una copia dei codici riportanti il “segreto” del calendario per esporla nel Foro e renderla di pubblico dominio.

    Nonostante questo, rimase attribuzione esclusiva della classe patrizia, di origine sacerdotale, la decisione sul momento in cui inserire gli aggiustamenti necessari al calendario, con il perpetrarsi di scandalosi abusi.

    Bisognerà aspettare Giulio Cesare per arrivare alla prima, vera e sostanziale riforma del calendario nel 46 a.c., il cosiddetto “anno di confusione”.

    Stando a quanto raccontano le fonti, il soggiorno egiziano di Cesare, oltre a regalare  al grande condottiero esotici amori, gli aprì gli orizzonti dell’antica sapienza astronomica del popolo del Nilo, che basava l’anno sul Sole, sul sorgere di Sirio e sulla periodicità delle inondazioni. Chiamati a sé i maggiori astronomi e matematici dell’epoca, tra i quali Sosigene di Alessandria conosciuto alla corte di Cleopatra, Cesare  mise mano con decisione alla spinosa questione del calendario, consapevole del fatto che così non si poteva proprio andare avanti e incurante delle critiche dei suoi avversari, che lo tacciavano di “voler governare anche le stelle”. Per ordine di Cesare quell’anno durò 445 giorni (le fonti però sono discordanti e forse furono 444 o addirittura 443) in modo tale da sistemare una volta per tutte  i conti. Venne confermato che i mesi fossero 12, alternativamente di 30 e 31 giorni escluso febbraio che ne contava 29. Da quel momento venne anche introdotto l’obbligo di aggiungere un giorno in più ogni quattro anni al mese di febbraio, il cosiddetto bis sexto kalendas Martias, da cui il nostro termine bisestile.

    L’anno di “confusione” meritò a buon titolo questo epiteto, perché i problemi furono molteplici, dalle questioni sulla regolarità dei contratti, ai programmi di navigazione, alle diatribe fiscali (qualcuno si mise anche a discutere sulla legittimità di incassare le tasse per quei due mesi supplementari aggiunti), ma finalmente il popolo romano poté dotarsi di una calendario ufficiale, pubblico e relativamente preciso. A imperitura memoria dello storico evento, in seguito, il Senato modificò il nome del mese Quintilis in Julius in onore di Cesare. 

    Alla sua morte, però, i pontefici ricominciarono a fare pasticci, intercalando arbitrariamente l’anno bisestile ogni tre anziché ogni quattro anni e continuarono così per 36 anni scombinando di nuovo tutti i conti.                

    Augusto dovette perciò rimettere mano al calendario e riconoscendo la validità delle regole dettate da Cesare le fece incidere, pare, su delle tavole di bronzo delle quali però non ci  è pervenuta traccia.

    In suo onore il Senato cambiò il nome di Sextilis in Augustus. Poiché il mese dedicato ad Augusto era di 30 giorni mentre quello dedicato a Cesare era di 31, per non fare disparità, venne aumentato Augustus di un giorno, accorciando febbraio a 28 negli anni normali e a 29 in quelli bisestili. Nella stessa occasione, venne anche modificata la durata di settembre, ottobre, novembre e dicembre portandola a quella attuale.

    Qualche altro imperatore cercò di dare il proprio nome a uno dei mesi, ma simili variazioni non sopravvissero al proprio ideatore. Tiberio, al quale il senato aveva proposto il medesimo onore rifiutò, probabilmente consapevole del ginepraio nel quali i Romani si sarebbero nuovamente cacciati, e argutamente pose ai senatori delusi il problema di cosa si sarebbe dovuto fare nel momento in cui si fosse giunti ad avere più imperatori che mesi.

    Con l’avvento del cristianesimo, la discussa conversione di Costantino e la definitiva elezione della religione cristiana quale culto ufficiale dell’Impero, altre questioni vennero messe sul tavolo e affrontate non senza difficoltà. Per la prima volta a Roma si cominciò a parlare di settimana (sembra infatti che già i Babilonesi suddividessero in questo modo gruppi di giorni mentre i romani avevano usato fino a quel momento un   raggruppamento di otto giornate) e a individuare nella domenica il giorno sacro per eccellenza. Lunghe furono le diatribe al riguardo, poiché alcuni gruppi di cristiani di origine ebraica si ostinavano a voler festeggiare il sabato secondo la tradizione del Sabbath. Con l’editto del 321 Costantino pose fine alla questione individuando, con buona mossa politica, nel “dies solis”(dedicato al Sole), il giorno da riservare al culto, soluzione accettabile sia per i cristiani, che ravvisavano in Gesù la “luce” del mondo, che per i nostalgici delle credenze pagane ancora presenti.

    Nella stessa occasione vennero anche riconosciute le maggiori festività cristiane.

    E’ importante notare che con l’avvento del cristianesimo, per la obiettiva difficoltà di cancellare dall’animo popolare usanze e cerimonie instaurate da secoli e divenute patrimonio culturale comune ormai irrinunciabile, molte feste del calendario pagano romano vennero “riciclate”, al punto che tuttora molte delle nostre ricorrenze religiose derivano proprio dai riti e dalle feste dei nostri antenati.

    La festa di S. Antonio, ad esempio, che cade il 17 gennaio e nella quale è usanza far benedire i frutti della terra e gli animali per propiziare la nuova stagione, deriva dalle Ferie Sementive. Analogamente, la Candelora vede le sue radici nei Lupercali romani. Il Natale cade il 25 dicembre, lo stesso giorno del solstizio d’inverno dedicato anticamente alla festa del Sole Vittorioso, il dio creatore del cosmo. Una chiara “contaminazione” pagana è a maggior ragione ravvisabile anche in alcune tradizioni cristiane arcaiche, come il fatto che nel V secolo molti cristiani si inchinavano verso il sole prima di entrare in San Pietro. Fino a noi sono giunte anche altre tradizioni. Le nostre strenne natalizie, ad esempio, derivano il loro nome dall’usanza antica di scambiarsi a Capodanno rami di alloro raccolti nel bosco di Strenia. Nella Pasqua cristiana, poi, sono chiaramente ravvisabili le memorie delle feste in onore della dea Cibele, la Grande Madre, e i riti della resurrezione di suo figlio Attis.

    Riguardo alla Pasqua e tornando al fatidico  321 d.C., anno del concilio di Nicea, corre l’obbligo di ricordare che la definizione del giorno in cui fare cadere tale festività, fu la questione che più fece arrovellare le menti dei vescovi riuniti.

    La confusione regnava sovrana anche perché “…la resurrezione di Gesù Cristo ebbe luogo durante la Pasqua ebraica, che viene celebrata in conformità alle fasi lunari del calendario ebraico. Ne consegue che, rispetto al calendario solare, la data della Pasqua ebraica e di quella cristiana è destinata a variare di anno in anno. Per i primi cristiani la questione costituì un vero e proprio enigma, poiché non erano in possesso delle conoscenze astronomiche necessarie per sincronizzare in modo preciso le fasi della Luna con l’anno solare.”(David Ewing Duncan – Calendario –Piemme 1999).

    Costantino pose rimedio piuttosto pragmaticamente alla questione, imponendo ai vescovi di mettersi d’accordo e stabilire regole precise anche se indipendenti dalla precisione astronomica. Un bel problema, anche perché nell’unica fonte storica disponibile, i Vangeli, nessuno dei testimoni della crocifissione di Cristo e della successiva risurrezione si era preso la briga di indicare la data di quegli eventi e, oltretutto, gli stessi Vangeli recano indicazioni, oltre che sommarie anche vagamente contraddittorie, ma comunque tutte facenti riferimento al mese ebraico di Nisan.  Finalmente si arrivò ad una decisione e ad una regola accettata all’unanimità:  ”…la Pasqua cadrà la prima domenica successiva al primo plenilunio seguente l’equinozio, ma non coinciderà mai con la Pasqua ebraica” (D.E. Duncan, Ibidem), perché, come scrive lo stesso Costantino, “non dovremmo avere nulla in comune con gli ebrei perché il Salvatore ci ha mostrato un’altra via.”

    Poiché il tutto, comunque, si basava sul calendario di Cesare, che, pur essendo abbastanza preciso non era immune da un errore di 11 minuti (unità di misura temporale peraltro sconosciuta ai romani) si erano già accumulati giorni di sfasatura rispetto al reale equinozio, fissato arbitrariamente  dal concilio di Nicea il 21 marzo. Sulla questione dell’equinozio le diatribe tra la Chiesa d’Oriente e d’Occidente, continuarono nel tempo, tanto che Agostino d’Ippona (354-430), vescovo e teologo dei cui scritti Le Confessioni e La Città di Dio costituiscono una pietra miliare tra le opere cristiane, scrive inviperito in una delle sue lettere che nel 387 gli Alessandrini avevano celebrato la Pasqua il 25 aprile, i Romani il 18 e addirittura i cristiani di Gallia in una data ancora diversa.

    Giorno più giorno meno e questioni teologiche a parte, ci sono giunte testimonianze archeologiche che confermano la struttura degli antichi calendari romani e delle quali le più interessanti sono certamente le più antiche. Spicca tra queste un calendario scolpito, precedente alla riforma di Giulio Cesare, ritrovato ad Anzio ed unico nel suo genere.         

    I calendari romani esistevano in varie versioni a seconda dell’utilizzo per il quale erano predisposti.

    I calendari pubblici indicavano tutte le feste e le caratteristiche dei 365 giorni dell’anno, oltre ai Fasti consolari e trionfali. Poiché i mercati, momenti salienti della vita commerciale, si svolgevano a intervalli regolari di otto giorni, già in età precesarea questo aveva portato a raggruppare i giorni in gruppi (nundinae), sostituiti, come abbiamo visto solo in seguito dalle settimane. I giorni che formavano le nundinae venivano indicati nei calendari con le lettere dell’alfabeto dalla A alla H, ripetute nell’ordine. 

    Altre lettere e abbreviazioni erano utilizzate per indicare i vari aspetti della giornata. “F” significava Fausto e quindi giorno adatto allo svolgimento di tutte le attività pubbliche; “N” stava per Nefastus, e perciò da dedicare solo ad attività religiose; “EN” erano invece giorni  “così così”, fasti solo nella parte centrale e nefasti nelle altre. Diverse indicazioni si riferivano invece al tipo di festività religiosa e al luogo dei riti (es: Dianae in Aventino significava Festa del tempio di Diana sull’Aventino,  Vestalia stava per Feste in onore di Vesta, ecc.). Accanto ai nomi delle feste erano anche presenti altre sigle: Q.ST.D.F. (Quando STercus Delatum Fas) che stava a precisare come il giorno in questione divenisse fausto solo dopo che fosse stata portata via la sporcizia dal tempio di Vesta in occasione della pulizia annuale (il 15 giugno), oppure Q.R.C.F. (Quando Rex Comitiavit Fas) che indicava i giorni 24 marzo e 24 maggio come fausti solo dopo che il capo sacerdote avesse adempiuto ad alcune incombenze relative ai comizi.

    Per uso privato, invece, esistevano calendari astrologici, che recavano anche l’indicazione dei setti pianeti e dei dodici segni zodiacali.

    I commercianti preferivano usare una semplice tavola nella quale venivano indicati solo i giorni di mercato e le città del circondario  nelle quali avrebbero dovuto recarsi per vendere le proprie merci.

    La vita dei campi era scandita da calendari a cippo, nei quali, su ognuna delle quattro facce, erano indicati tre mesi con il rispettivo nome, il segno zodiacale corrispondente, il numero dei giorni, la durata in ore del giorno e della notte e la posizione del sole rispetto allo zodiaco, oltre agli equinozi, i solstizi e i lavori agricoli più importanti da fare, nonché le feste delle divinità protettrici dei raccolti.

    Anche l’esercito era dotato di propri calendari, diffusi soprattutto in epoca imperiale. I giorni segnalati, in questo caso, riportavano soprattutto date importanti connesse alla vita dell’Imperatore e le festività in cui onorare le divinità prettamente militari quali il Sole e Mitra. 

    Mille stratagemmi, calcoli, questioni per risolvere come contare il tempo. E se siamo tentati di pensare che il suo scorrere troppo veloce sia per noi fonte di stress, possiamo consolarci riflettendo sul fatto che già Platone lamenta che ai suoi tempi gli avvocati erano “in preda alla clepsydra, mai liberi”. E’ certamente più comodo dare un’occhiata al nostro polso e vedere l’ora in un bell’orologio, magari dotato di un sofisticato meccanismo di calendario perpetuo (portafoglio permettendo) piuttosto che affidarsi ad un macchinoso congegno ad acqua!!.

    Bibliografia :

    -         Autori Vari - Vita quotidiana nell’Italia antica - vol. 2 – Arnoldo Mondadori Editore 1993

    -         Henry-Charles Puech - Storia delle religioni – Vol.1 – Collezione storica Edizioni Laterza 1976

    -         Armando Torno – La truffa del tempo – Arnaldo Mondadori Editore 1999

    -         David Ewing Duncan – Calendario – Edizioni Piemme 1999

    prof.ssa Rosa Petrucci